Maria Maddalena non era una prostituta, Card. Ravasi: “Santa calunniata”

ROMA – Contrordine credenti, Maria Maddalena non faceva il mestiere più antico del mondo. Non se ne abbia quel comunista di José Saramago che nel suo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” la fece prostituta redenta e compagna di vita di Gesù, e si mettano l’anima in pace tutti quelli che in un paio di millenni di indagini erano arrivati a questa conclusione. A far giustizia è il cardinale Gianfranco Ravasi  sulle pagine del Sole 24 Ore dove, in un lungo e a tratti dotto articolo, spiega come l’immagine della Maddalena meretrice sia frutto di una lunga serie di equivoci.

Scrive Ravasi:

“Nel 1989 Giovanni Testori mi chiese di premettere un profilo biblico a un suo volume dedicato all’iconografia di Maria di Magdala nella storia dell’arte (soggetto in cui sacro ed eros s’intrecciavano secondo una tipologia cara allo scrittore). Scelsi come titolo: ‘Una santa calunniata e glorificata’. Sì, perché ben inchiodato nella mente dei lettori c’è lo stereotipo che classifica questa donna evangelica come una prostituta redenta da Cristo. La sua è effettivamente una storia di equivoci, che si sono consumati a diversi livelli. (…) Maria di Magdala era entrata in scena per la prima volta nel Vangelo di Luca come una delle donne che assistevano Gesù e i suoi discepoli coi loro beni. In quell’occasione si era aggiunta una precisazione piuttosto forte: ‘da lei erano usciti sette demoni’ (8, 1-3). Proprio su quest’ultima notizia si è consumato l’equivoco radicale che non l’ha mai abbandonata nella storia successiva.

Di per sé, questa espressione nel linguaggio biblico poteva indicare un gravissimo (il sette è il numero della pienezza) male fisico o morale che aveva colpito la donna e da cui Gesù l’aveva liberata. Ma la tradizione, ripetuta mille volte nella storia dell’arte e perdurante fino ai nostri giorni, ha fatto di Maria una prostituta. Questo è accaduto solo perché nella pagina evangelica precedente – il capitolo 7 di Luca – si narra la storia della conversione di un’anonima ‘peccatrice nota in quella città’, colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Si era così, senza nessun reale collegamento testuale, identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. Ora, questo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un’altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione (Giovanni 12, 1-8). E, così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala: da alcune tradizioni popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea. Ma non era ancora finita la deformazione del volto di questa donna. Alcuni testi apocrifi cristiani, composti in Egitto attorno al III secolo, identificano Maria di Magdala persino con Maria, la madre di Gesù!”.

Non è certo Ravasi il primo e l’ultimo a sostenere l’innocenza di Maria di Magdala, prima di lui, ad esempio, il cardinale Pierre de Bérulle a cavallo tra XVI e XVII secolo costruì una figura della Maddalena incentrata sulla sua spiritualità. E proprio la riedizione di un testo dell’ecclesiastico francese ha fornito a Ravasi l’occasione per ritornare sul tema.

Di contro va però ricordato che altrettanto illustri teologi, l’iconografia “classica”, la pittura e il comune sentire hanno da ormai quasi due millenni identificato la figura di Maria Maddalena con quella di una prostituta. Forse, come sostiene Ravasi, partendo da un equivoco, da un fraintendimento dei testi sacri o da una serie di questi. Quale che sia in ogni caso la genesi di questa “credenza”, per dar retta a Ravasi, rimane che la figura della Maddalena, anche e forse soprattutto per il suo essere considerata, a torto o a ragione, come una prostituta, hanno fatto di lei uno dei personaggi più amati dall’arte e non solo. E hanno fatto di lei, almeno per i non credenti, uno dei personaggi più “simpatici” del Nuovo Testamento mentre il suo culto ha conosciuto quasi ovunque una grande diffusione in tutte o quasi le dottrine cristiane, comprese le Chiese di Oriente, da quelle ortodosse bizantine alle sire fino alle copte di Egitto e di Etiopia