Voci dal futuro

Il 18 Febbraio del 2019 si è riunita per la prima volta la Consulta Giovanile del Pontificio Consiglio della Cultura. A poco più di anno di distanza e dopo numerose attività intraprese, credo sia tempo di riproporre la domanda fondamentale: perché una Consulta Giovanile? Vorrei rispondere a questa domanda con un esempio pratico.

La prima settimana di maggio, Noah Berlatsky ha scritto un articolo per il quotidiano online del Regno Unito The Independent in cui trattava del “vice-signalling”. La “segnalazione del vizio”, secondo l’autore, sarebbe stata creata e usata a fini politici in quanto contrapposta al “virtue-signalling”, che sarebbe il fine ultimo di ogni buona azione. Storicamente, la ridicolizzazione di ogni atto altruista con epiteti dispregiativi è ricorrente (ieri il pietismo, oggi il buonismo), ma il capovolgimento del vizio come virtù di per sé è fatto nuovo. Questa vera e propria ideologia del vizio, secondo cui un uomo è tanto più sincero quanto più egoista e ignorante, non è che mentalità criminale assurta al ruolo di ideologia. È solo uno degli innumerevoli fenomeni nuovi che stiamo vivendo, i quali hanno radici profonde nella Storia umana ma anche un aspetto assolutamente inedito. Per analizzare e reagire a tali eventi e al ritmo con cui esordiscono è ormai evidente che il punto di vista dei giovani è essenziale, in quanto sono i protagonisti, per quanto involontari o inconsapevoli, di ciò che accade all’umanità per la prima volta, sia un’ideologia, sia un pericolo ambientale o una pandemia. Il nostro scopo in quanto Consulta Giovanile quindi è riportare il punto di vista delle nuove generazioni, con esperienze più differenti dalle precedenti. Solo raccogliendo tutte le diverse esperienze potremo reagire ai nuovi avvenimenti, come la santificazione dell’egoismo, reso ormai tanto puro da dover essere manifestato agli altri.

Giulio Maria Bianco