Uno spazio di confronto sui valori dello sport

L’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” ha ospitato presso la Sala Rossa del Complesso Natatorio una nuova iniziativa del “Cortile dei Gentili” dal titolo “Sport, Gioia e Gloria. Uno spazio di confronto sui valori dello sport”.

L’incontro, avvenuto il 1 dicembre, ha manifestato e rinnovato l’interesse del Pontificio Consiglio della Cultura verso il mondo dello sport come fenomeno culturale che coinvolge l’intera umanità. Lo scorso ottobre, infatti, il dipartimento Sport&Fede del dicastero ha organizzato un congresso internazionale in occasione del quale Papa Francesco insieme, tra i tanti, a Ban Ki-moon e Thomas Bach, si è interrogato su come fede e sport possano collaborare per il bene comune, giacché entrambi possono promuovere valori positivi nella società globale.

Tre i punti cardine dell’incontro del “Cortile dei Gentili”: lo sport, come mezzo che fa sognare milioni di persone, fattore di aggregazione sociale, ma anche espressione di tifo violento e razzismo; la gioia, oggi spesso dimenticata da ragazzi e genitori che preferiscono concentrarsi di più sulla “fabbrica” di un futuro campione; ed infine la gloria: si lega al successo e al merito, oppure è un sentimento più profondo? Cosa rappresenta per l’uomo? E per Dio?

Ad introdurre questa riflessione sulla comprensione e la valorizzazione dello sport Fabio Pigozzi, Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”, e il Cardinale Gianfranco Ravasi. Il primo ha indicato come non ci fosse terreno migliore per trattare il tema, se non quello offerto da un’istituzione laica, come l’Università dello Sport, al “Cortile”, spazio di dibattito e confronto.

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Da qui è sorta spontanea la domanda che ha dato inizio all’incontro: lo sport è qualcosa di laico oppure appartiene al divino e quindi alla religione?

A rispondere il Cardinal Ravasi, indicando, da una parte, come lo sport non possa essere ridotto a un mero fenomeno tecnico e biologico, dall’altra, scegliendo “simbolico” come termine più idoneo per descrivere questa attività nella sua pienezza, in quanto manifestazione di umanità.

Si sono poi susseguiti gli interventi dei vari relatori presenti, primo fra tutti quello di Mario Pescante, membro del Comitato Internazionale Olimpico, che ha riportato alla mente di tutti un pensiero ricorrente di Papa Francesco: la necessità di ponti e non di muri per l’umanità. «Ecco, la gloria e la gioia devono essere i due pilastri su cui lo sport possa apporre il suo ponte, come messaggio di solidarietà».

È stata poi la volta di Rossana Ciuffetti, Direttore della Scuola dello Sport del CONI, che ha esaltato le potenzialità dello sport pronunciando una frase di Nelson Mandela: «Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Di unire la gente. Parla una lingua che tutti capiscono. Lo sport può creare la speranza laddove prima c’era solo disperazione».

Ha preso poi la parola Emanuele Isidori, professore di Etica e Filosofia dello Sport, che ha catalizzato l’attenzione sulla famosa citazione di Pierre de Coubertin “l’importante è partecipare”, sottolineando il significato guerresco che spesso si perde, a causa della fine della frase ogni volta taciuta: «la cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene».

Mons. Melchor Sánchez, Direttore del Dipartimento Sport&Fede del dicastero della Cultura, ha invece ripercorso il rapporto tra fede e sport attraverso varie epoche, definendolo “difficile”, non sempre idilliaco. Tuttavia, ha fatto notare come nella Bibbia l’opera della sapienza creatrice del mondo è descritta come un fanciullo che gioca con la palla del mondo: «allo stesso modo, gli uomini creati a sua immagine, devono divertirsi giocando».

A conclusione la testimonianza di Valerio Taras, Campione Paralimpico di Nuoto, che ha raccontato come lo sport sia stato la forza che lo ha spinto a rialzarsi dopo l’incidente: «ho messo cuore e testa per raggiungere il mio obiettivo».

Alla domanda di un giovane studente “Come combattere il doping?” si è infine acceso un dibattito che ha visto il prof. Isidori affermare l’importanza di educare gli atleti ai valori dello sport e la necessità della comprensione, e il Rettore Pigozzi ricordare che la lotta contro il doping è giustificata anche dal bisogno di garantire pari opportunità per tutti gli atleti.

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