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Il talento della compassione

Il dramma della sofferenza – in special modo quella dei bambini – ha da sempre tormentato gli spiriti più sensibili, ed è stato narrato magistralmente da Dostoevskij con le parole urticanti dell’ateo Ivàn Karamazov, poste a premessa dell’ancor oggi inquietante Leggenda del Grande Inquisitore.Sulla scia, però, dell’altrettanto tragica risposta data a Ivàn dal fratello credente Aleksej, si pone Papa Francesco quando sussurra:

Ci sono nella vita domande e situazioni che non si possono spiegare (…) come si spiega un teorema matematico o una questione storica … Quando mi faccio nella preghiera la domanda «perché soffrono i bambini?», (…) il Signore non mi risponde. Soltanto guardo il Crocifisso… Qualche cosa deve esserci lì che abbia un senso. Ma io non posso spiegarti il senso. Lo troverai tu… Soltanto, troverai qualche spiegazione – ma non del perchébensì del para que [a che scopo] – nell’amore di quelli che ti sostengono”.1

D’altra parte per un giovane – ed in fondo anche per noi adulti – è altrettanto difficile, quasi misterioso, comprendere il modo adeguato per approssimarsi (Lc 10,36) a chi sta vivendo il giorno di dolore che uno ha. Se in questi momenti, quindi, si desidera veramente non errare o errare il meno possibile, ci si può almeno avvicinare a chi soffre con l’intento di imparare– come suggerisce Papa Francesco innanzitutto a se stesso:

il vescovo e il sacerdote devono imparare dal loro popolo, e per questo vengo a imparare (…) dalla vostra fortezza di fronte alle avversità”e ai “momenti difficili e bui”: “aiutate noi anziani a non abituarci al dolore”.2

Uno dei primi aspetti che in tal modo si possono apprendere e comprendere consiste nel riconoscere il contesto difficile in cui vivono coloro cui ci si approssima, e gli effetti – innanzitutto emozionali – da esso prodotti:

siete nati e vivete in ambienti complessi dove la morte, il dolore, la divisione sono penetrate tanto a fondo da lasciarvi quasi nauseati e come anestetizzati dal dolore; vi siete abituati a vedere (…) un’ampia gamma di differenti tonalità di grigio – è vero – e questo vi può esporre al rischio di cadere in un’atmosfera di relativismo”.2

Tale riconoscimento ‘comprensivo’ non comporta però alcuna forma di buonismo giustificatorio, bensì può portare a scoprire in questi ambienti di vita potenzialmente negativi qualità inattese che, probabilmente, si sono sviluppate nonostante – se non grazie ad – essi e che perciò Francesco sente l’urgenza di focalizzare ed esaltare:

Voi giovani avete una speciale sensibilità per riconoscere la sofferenza degli altri, (…) per lasciarvi commuovere dalle necessità dei più fragili”, “voi avete la capacità non solo di giudicare, di segnalare sbagli – perché ve ne accorgete subito –, ma anche quell’altra capacità bella e costruttivaquella di comprendere il dolore di coloro che hanno sofferto” e il fatto “che anche dietro un errore – perché, parliamoci chiaro, l’errore è errore e non bisogna mascherarlo – (…) c’è un’infinità di ragioni, di attenuanti”.2

Questo “mettersi nei panni di quelli che molte generazioni fa non hanno potuto o saputo farlo”,questo talento di compassione porterebbe i giovani- o almeno quelli cui Francesco si rivolge – a saper “perdonare (…) coloro che ci hanno ferito”,o meglio a non farsi “invischiare da vecchie storie (…) di divisione semplicemente perché siamo attaccati a dei rancori”:2

Voi ci aiutate in questo intento di lasciarci alle spalle quello che ci ha offeso, nel guardare avanti senza l’ostacolo dell’odio, (…) voi affrontate l’enorme sfida di aiutarci a risanare il nostro cuore (…) con la speranza giovane che (…) è sempre disposta a concedere agli altri unaseconda opportunità”,pronti a recare una parola di speranza alla Chiesa, al vostro Paese, al mondo”.5

E per Francesco, non ‘impantanarsi’ nell’odio rancoroso, obliare dei torti subiti ciò che ‘attivamente’ deve essere obliato (P.Ricoeur), “proiettarsi in avanti (…) nelle circostanze buone e in quelle cattive”,significa anche saper intravedere possibilità d’unità pur nelle (a volte ineliminabili) reali diversità:

oggi mostrate la vostra determinazione nel promuovere un clima di armonia, dove si tende la mano agli altri malgrado le vostre differenze religiose”,dove“le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione, ma occasione per costruire ponti”:10 la cultura dell’incontro non significa pensare, vivere o reagire tutti nello stesso modo [ma] significa sapere che al di là delle nostre differenze siamo tutti parte di qualcosa di grande che ci unisce e ci trascende”,perché nessuno venga rifiutato, sia vittima di ingiustizie e di violenze, venga privato della dignità di persona umana”.7

Quanto, poi, queste qualità siano diffuse universalmente nei giovani o, addirittura, siano più un auspicio che una realtà, è una domanda che bisognerebbe porsi. Resta, comunque, che esse sono pensabili – e praticabili – solo dentro un “grande sogno”,un “orizzonte di speranza3.9 cui Francesco rimanda sempre tutti i giovani, perché saper leggere “la sfida”dell’orizzonte posto “dietro ogni muro”significa poter vincere – se si è “testardinella speranza” –quella “paura”spesso “venduta”dai media che porta invece a costruire i muri d’odio tra i diversi:

Per favore, non perdetevi in bazzecole, non volate rasoterra, no, volate in alto e osate sognare grandi cose!”;voi che volete essere portatori di speranza, che le difficoltà non vi opprimano, che la violenza non vi abbatta, che il male non vi vinca”,cercate di “non soccombere alla tentazione dello scoraggiamento o della disperazione”,perché “gli ambienti di disperazione in cui non si trovano vie d’uscita ai problemi, anzi, dove si boicottano quelli che cercano di trovarle, fanno ammalare l’anima e danneggiano la speranza di cui ogni comunità ha bisogno per andare avanti”,specialmente in quei momenti nei quali vi sentite oppressi dai problemi e dalla tristezza e sembra che Dio non appaia all’orizzonte”.4

In questo difficile orizzonte di speranza, nel quale “i problemi ci sono e ci saranno, ma [che] è più grande dei problemi, [che] superatutti i problemi”,si staglia – rassicura Francesco senza dimenticare il dramma d’apertura – la figura di un Gesù che si fa vicino ai giovani per consolarli e guidarli con la sua “misericordia”,2.5 “motore della storia personale e dell’intera umanità”:10

Cari amici, tra le incertezze e le insicurezze di ogni giorno, nella precarietà che le situazioni di ingiustizia creano intorno a voi, abbiate una certezza: (…) non siete soli”;il Signore non è selettivo, non esclude nessuno, il Signore abbraccia tutti”,perché “non si ferma a ciò che siamo o che abbiamo fatto [ma] sta guardando tutto quello che potremmo fare”,10 dunque “lasciate che vi parli, vi abbracci, vi consoli, guarisca le vostre ferite, dissolva i vostri dubbi e paure e sarete pronti per l’affascinante avventura della vita, (…) ovunque vi condurrà”,perché “Egli non ci invia mai senza camminare al tempo stesso al nostro fianco, e sempre un po’ davanti a noi”.5

Ciò significa che, per Francesco, Gesù è anche uno “intempestivo, che rompe i nostri sistemi, i nostri progetti, che semina nei nostri cuori l’inquietudine, (…) che disturba, che importuna, perché è vivo, ti muove dentro con lo Spirito Santo”.E’ dunque all’interno di questa convinzione che nasce ed è comprensibile – nonché condivisibile – la paradossale preghiera proposta spesso da Francesco ai giovani:

“Signore, ti chiedo per favore oggi di non tralasciare di sfidarmi. Sì, Gesù, vieni a importunarmi un po’ e dammi il coraggio di poterti rispondere”.9

 

Prof. Sergio Ventura

 

 

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1 Discorso ai ragazzi del gruppo “Cavalieri” (2.6.2017).

2 Saluto al popolo colombiano (7.9.2017).

3 Videomessaggio al centro di studenti universitari del complesso penitenziario federale di Eziza (24.8.2017).

4 Discorso per l’incontro con i giovani del Bangladesh (2.12.2017).

5 Omelia per la Santa Messa con i giovani del Myanmar (30.11.2017).

6Discorso agli studenti della “Institution des Chartreux” di Lyon (19.10.2017).

7 Videomessaggio ai giovani canadesi partecipanti al “Canadian national youth forum (22.10.2017).

8 Messaggio per l’incontro nazionale dei giovani presso il santuario di Aparecida (3.7.2017).

9Discorso ai giovani della missione diocesana di Genova (27.7.2017).

10Messaggio per la XXXII^ GMG (27.2.2017).