Quantità o qualità? Il costo di un mondo “perfetto”

Immaginatevi un mondo in cui potete avere a portata di mano tutto quello che volete. Non pensate oltre, siamo nel ventunesimo secolo e qualunque cosa può essere disponibile, o quasi, per miliardi di persone. Certo, esistono paesi poveri, persone che non godono delle stesse possibilità che troviamo in Italia ma in qualche modo sono state incluse anch’esse in un grande sistema chiamato globalizzazione. Da qui nascono le riflessioni su qualità e quantità: siamo poco più di 8,2 miliardi di persone sulla nostra grande astronave blu che gira intorno al sole, di cui quasi 59 milioni in Italia (dati di Worldometer aggiornati al 26 gennaio 2025). Queste persone vanno sfamate, vestite, curate, divertite, illuminate, connesse e quant’altro sia diventato prassi. Inoltre, va garantito loro un posto dove alloggiare e un accesso all’acqua. Nonostante ci sembri di occupare uno spazio piccolo, gli studi sul nostro quotidiano mostrano dati tutt’altro che banali. Per esempio, nel 2021 nel nostro Paese sono state prodotte più di 6 milioni di tonnellate di pomodori solo per le conserve di sugo, mentre nel 2023 sono state vendute 1,6 milioni di automobili.

Ogni giorno sulla Terra vengono fabbricate negli ecosistemi delle risorse necessarie e alcune di esse rappresentano il mattoncino di base per la nostra società: l’aria pulita, l’acqua potabile o il suolo fertile. Durante i secoli, quelle prodotte in eccesso sono state immagazzinate nei sistemi naturali in previsione di tempi più duri. Si stima che in Italia, nel 2022, siano bastati cinque mesi per consumare le risorse che gli ecosistemi del nostro paese producono in un anno. Questo tempo, indicato come Overshoot Day, tende ad arrivare sempre prima ogni anno, tranne in pochi paesi.

Grazie allo sfruttamento di queste risorse, la qualità della vita è migliorata molto: ci sono cure mediche più efficaci, macchinari più evoluti e anche dal punto di vista sociale il nostro mondo è cambiato drasticamente con l’arrivo di vere e proprie rivoluzioni. La tecnologia ci ha permesso di vivere bene e di vivere bene in tanti. I sogni e le necessità di uomini e donne non sono mai stati più labili: con mode, mezzi di comunicazione e ovviamente tecnologie sempre più all’avanguardia. Basti pensare a quanto si sia evoluta la nozione di casa negli ultimi 50 anni con l’arrivo del telefono, della televisione, il concetto di cucina con il forno a microonde, la friggitrice ad aria, il robot da cucina. In casa abbiamo avuto la rete via cavo, poi il wi-fi e poi la fibra e tutti gli apparecchi elettronici che regolarmente dobbiamo cambiare per non rimanere fuori dalla selezione evolutiva darwiniana della nostra società.

In un mondo che cresce a dismisura, fatto di futuri e di sogni sempre più materiali, ciò che rischia di venire meno è il valore della vita stessa, della singola vita che si perde tra gli 8,2 miliardi di persone. La qualità è una nozione che abbraccia il cibo che ingeriamo, i sogni e per certi versi anche il valore della nostra personalità. Non è nemica della quantità ma ha un prezzo che non è sempre evidente. Il fotografo Javier Bauluz in una sua famosa foto intitolata “l’indifferenza dell’occidente” ritrae dei bagnanti che prendono il sole vicino al cadavere di un migrante. Forse tra il mare di persone è facile dimenticarsi che ogni essere umano ha una storia, dei sentimenti e dei diritti la cui tutela costituisce l’essenza della nostra democrazia.

 

Luca Marengo

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