La Bibbia di Federico da Montefeltro

La Sacra Scrittura domestica

da Il Sole 24 Ore – 29 settembre 2019 – di Gianfranco Ravasi.

In questo articolo il Cardinale Gianfranco Ravasi dà preziosi consigli sulle più recenti edizioni italiane della Bibbia, in uso nella liturgia ma anche destinate alla lettura personale.

Sono molti, anche tra i nostri lettori, coloro che mi chiedono di suggerire loro una buona traduzione della Bibbia in lingua italiana. Lasciamo subito tra parentesi la lunga e travagliata storia delle versioni bibliche nella nostra lingua, a partire dalla tradizione manoscritta medievale per passare alle tappe successive legate all’invenzione della stampa, alla Riforma protestante e al Concilio di Trento, giù giù fino alla nascita e allo sviluppo dell’esegesi storico-critica moderna e alle tensioni del periodo modernista. Tutto questo arco è stato oggetto di ampi e approfonditi studi generali e specifici (su quest’ultimi siamo intervenuti più di una volta, rimandando alle pubblicazioni delle Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini).

È noto a tutti che la grande svolta è stata segnata dal Concilio Vaticano II che ha visto la riappropriazione della Bibbia da parte delle comunità ecclesiali cattoliche non solo nell’ufficialità della liturgia ma anche nella costellazione della teologia, della catechesi, dei corsi biblici, delle letture spirituali, del dialogo ecumenico e persino della cultura “laica”. Oggi non si potrebbe ripetere il motto sdegnato di Lutero nei suoi Discorsi a tavola secondo il quale «in Italia la Sacra Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia». Che poi essa non sia soltanto posseduta in un’edizione ma che sia letta e studiata anche nelle scuole è un altro discorso. Dico «anche nelle scuole» perché – come già sostenevano De Sanctis nell’Ottocento e Umberto Eco ai nostri giorni – essa è indiscutibilmente il “grande codice” dell’arte, dell’ethos e dell’etica, in sintesi della nostra civiltà occidentale.

Ma per ritornare al quesito di partenza, dobbiamo innanzitutto sottolineare che le versioni post-conciliari sono molteplici e di varia qualità e successo: cito solo la cosiddetta Bibbia concordata (Mondadori 1968), che avrebbe dovuto trovare “concordi” in metodo e risultati cattolici, ortodossi e protestanti ma il cui esito fu piuttosto modesto. Attualmente il testo capitale di riferimento rimane, coi suoi molti pregi e alcuni difetti, la cosiddetta «Bibbia CEI», allestita inizialmente nel 1971 su una base preesistente, la Sacra Bibbia (Utet 1963), curata da tre esegeti cattolici molto noti, Enrico Galbiati, Angelo Penna e Piero Rossano. Dopo ulteriori revisioni, a partire dal 1974 divenne la traduzione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), entrando anche nella liturgia.

Ci si accorse, però, con l’evoluzione della lingua e anche degli studi esegetici, che sarebbe stata necessaria una revisione più accurata e sistematica e così dal 1986 si avviò un progetto che si concluse un ventennio dopo, quando nel 2008 vide la luce il nuovo testo che entrò anche nel «lezionario», cioè nelle letture bibliche della liturgia. È questa la versione più usata e da consigliare perché sostanzialmente è una resa efficace e fedele, pur coi limiti che un’operazione di questo genere comporta e con qualche opzione discutibile. Non aveva, certo, torto Cervantes quando sosteneva che «ogni traduzione è come il rovescio di un arazzo». Questa Sacra Bibbia è disponibile, in un’edizione con note essenziali, curata dalla CEI e dall’UELCI (Unione Editori e Librai Cattolici Italiani). Un’altra proposta della stessa traduzione, con note più ricche e articolate, è quella denominata La Bibbia. Via verità e vita (San Paolo-Paoline 2012).

Ovviamente non è possibile qui segnalare pregi e riserve di tale traduzione. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, alcune correzioni rispetto alla resa precedente, fermandoci solo al Nuovo Testamento. Si tratta di frasi popolari come il «non c’indurre in tentazione» del Padre nostro divenuto: «non abbandonarci alla tentazione». Oppure il «lungi da me, satana!» rivolto da Gesù a Pietro, che più correttamente è un invito a seguire il Maestro anche sulla via della croce: «Va’ dietro a me, satana!», che ricalca tra l’altro il celebre latino Vade retro ma nel senso reale della sequela e non di una “scomunica”. O ancora, quando il vecchio Simeone stringe tra le braccia il piccolo Gesù, non pronuncia un malinconico addio alla vita («Lascia che il tuo servo vada…») ma esprime la certezza di aver raggiunto la meta attesa: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace» (è il Nunc dimittis spesso messo in musica e posto, ad esempio, a suggello della vita del Custode di Trollope).

C’è, comunque, da segnalare un dato rilevante che è quello del commento generale, lasciando a parte i testi esegetici specifici. Un grande successo ha registrato la cosiddetta Bibbia di Gerusalemme ripetutamente riedita dalle Dehoniane e che consigliamo. C’è, tuttavia, da notare in essa una discrasia perché il testo biblico è quello della CEI, le note molto utili sono però quelle apposte a una versione francese detta appunto “di Gerusalemme”. È stato, allora, necessario segnalare in calce i punti in cui c’è una diversificazione. Tuttavia l’insieme delle introduzioni e dei commenti è valido e ha assicurato il successo a quest’opera.

Un cenno meritano, infine, due esperimenti. Il primo è quello della Parola del Signore. Traduzione interconfessionale in lingua corrente (ed. LDC – Alleanza Biblica Universale). Come recita il sottotitolo, è il tentativo di adottare una versione a «equivalenza formale» dinamica più che a ricalco letterale, rinunciando ai semitismi o alle locuzioni troppo tecniche, adottando «parole e forme della lingua abitualmente usata nei rapporti interpersonali». È facile comprendere quanto sia prezioso questo avvicinamento del testo a lettori ignari del linguaggio tipico della Bibbia e dell’esegesi, ma anche la possibilità dei rischi in agguato perché esiste un linguaggio di riferimento specifico che non sempre può essere travasato nel lessico comune odierno. Proprio per questo esistono e sono necessari i commenti e le note a piè di pagina.

L’altro esperimento a cui solo accenniamo è, in realtà, più destinato all’approfondimento. È la Nuova versione della Bibbia dai testi antichi che la San Paolo sta eseguendo libro per libro delle Sacre Scritture. Si tratta, quindi, di una nuova traduzione con un commentario accurato a più livelli; finora sono apparsi oltre quaranta volumi ed è probabile che in futuro si proceda a un testo unitario che offra solo le versioni con note essenziali e una redazione omogenea. Infine, lasciamo a un’altra occasione la risposta al desiderio espresso da molti di abbordare i testi originari in ebraico e greco dei due Testamenti, attraverso la strumentazione delle grammatiche, dei lessici e delle traduzioni interlineari.