Confagricoltura sostiene il Treno dei Bambini

Il mondo agricolo nel “Cortile dei Gentili”

Pubblichiamo l’articolo uscito sull’ultimo numero di “Mondo Agricolo” a firma del Cardinale Gianfranco Ravasi, che annuncia il sostegno di Confagricoltura all’organizzazione del prossimo Treno dei Bambini.

Il mondo agricolo e la religione costituiscono un binomio che va oltre una coesistenza socio-culturale del passato, quando nei villaggi il campanile della chiesa svettava come un punto di riferimento e di aggregazione della comunità e le case erano circondate dal verde delle campagne. Allora i riti, le devozioni, il folclore, anzi, la fede stessa seguivano i ritmi agricoli stagionali, ne adottavano e trasfiguravano i contenuti concreti, ne esorcizzavano le difficoltà basate sul clima, sulle bufere o sulla siccità. Soprattutto per il cristianesimo il legame con la vita contadina risale alle origini stesse di questa religione che è pur sempre, anche in un’epoca secolarizzata come la nostra, il segno spirituale e culturale comune.

Gesù, infatti, appartiene a un orizzonte rurale e pastorale dal quale ha attinto la materia simbolica per il suo annuncio fondamentale. Egli nella sua predicazione non passa mai sopra le teste dei suoi interlocutori, ma le cattura per condurle dal loro orizzonte verso altre mete. Parte dal loro mondo fatto di terreni aridi, di semi e seminatori, di erbacce e di messi, di vigne e di fichi, di pecore e di pastori, di cagnolini, di uccelli, di gigli, di cardi, di senapa, di pesci, di scorpioni, serpi, avvoltoi, tarli, di venti, di scirocco e tramontane, di lampi balenanti e piogge o arsure, delle previsioni meteorologiche, dei cibi puri e impuri secondo le norme legali di allora che sono ancor oggi osservate in ambito ebraico (gli alimenti kasher, cioè puri e quindi commestibili).

Si pensi anche alle immagini naturali che popolano molte delle sue famose parabole che vanno da un minimo di 35 a un massimo di 72 e oltre, secondo le diverse classificazioni che possono inglobare anche comparazioni ampie o metafore espanse. Il grande scrittore spagnolo Miguel Cervantes nel suo celebre Don Chisciotte ci ricordava con una pennellata lo stile della predicazione di Gesù, evocando un passo del Discorso della Montagna: «Dio non manca né ai moscerini, né ai vermiciattoli della terra, né agli animaluzzi delle acque; ed è tanto pietoso che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e piovere sopra i giusti e gli ingiusti».

Ora, la Confagricoltura ha deciso di ricreare e rinverdire il legame tra il mondo agricolo nelle sue nuove tipologie e l’orizzonte religioso in modo inedito, attraverso un valore che è stato sempre capitale nella cultura occidentale e che purtroppo ai nostri giorni è ferito, persino rigettato e calpestato. Ci riferiamo al dialogo, un vocabolo di matrice greca che significa l’incontro (espresso in greco dalla preposizione dià-, «tra») che avviene tra due lógoi, cioè discorsi, idee, parole diverse tra loro, ma che si ascoltano. Purtroppo oggi al dialogo rispettoso si è sostituito il monologo aggressivo, all’incontro lo scontro feroce, al discorso ragionato la reazione «di pancia», alla parola pacata l’insulto violento, irrisorio e volgare, come è attestato da ciò che corre sui viali virtuali dell’informatica ove imperano i leoni spesso anonimi da tastiera e si presentano figure che respirano solo livore.

Sulla scia di uno spunto offerto da un discorso di papa Benedetto XVI nel 2009 e su impulso della visione generale del pontificato di Papa Francesco, si è costituito il Cortile dei Gentili, un simbolo che rimanda al tempio di Gerusalemme frequentato anche da Gesù. Si trattava di uno spazio ove potevano accedere anche i pagani, in latino le gentes, i «Gentili» appunto, che avevano la possibilità di vedere i riti degli Ebrei, di intrecciare con loro gli sguardi e le parole. Certo, i due popoli erano separati tra loro da un muro divisorio che era una frontiera invalicabile, pena la condanna a morte. San Paolo, nella linea della nuova fede cristiana, scrivendo ai cristiani di Efeso, dichiarerà invece che Cristo è venuto ad «abbattere il muro di separazione che divideva Ebrei e Gentili per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, riconciliando tutti e due in un solo corpo».

Ecco, il Pontificio Consiglio della Cultura ha voluto dar vita di nuovo – secondo la visione dell’Apostolo – a questo «Cortile» aperto, ove credenti e non credenti possono incontrarsi, uscendo dal tempio o dal palazzo, ponendosi sotto il cielo libero, dialogando su temi che siano rilevanti per entrambi: etica sociale, rispetto dell’ambiente, vita e morte, bioetica che si confronta con la genetica, l’intelligenza artificiale e le neuroscienze, ecologia e sostenibilità, antiche e nuove povertà, giustizia e amore, economia e finanza, culture giovanili e femminili, arte e sport e così via. Naturalmente i soggetti che s’incontrano possono essere i più diversi, dai cittadini comuni ai politici, dai carcerati ai magistrati, dai malati ai medici, dai lavoratori agli imprenditori, dagli anziani ai bambini di famiglie credenti e non credenti, così come molteplici sono le nazioni ove il «Cortile dei Gentili» viene impiantato, secondo le diverse tradizioni e sensibilità che mutano tra Occidente e Oriente, tra nord e sud del mondo.

Confagricoltura ha scelto di partecipare al sostegno e all’elaborazione di un «Cortile» particolare. Si tratta di un Treno dei bambini che da località differenti condurrà in Vaticano ragazzi disabili o con difficoltà familiari: preparati dai loro assistenti nell’arco di vari mesi, s’incontreranno e dialogheranno direttamente con papa Francesco che già da anni vive questo momento in modo molto vivace e partecipe, con una straordinaria capacità di interlocuzione con questi piccoli ospiti. Come responsabile ultimo del «Cortile dei Gentili», ho la speranza che la collaborazione col mondo agricolo, ora inaugurata, possa dar vita a una serie futura di incontri, dialoghi ed eventi che affrontino – da visioni diverse – le questioni più significative della realtà, della sostenibilità, dell’innovazione, dei cambi climatici, della vita agricola in tutte le sue sfaccettature, ricordando che la natura è pur sempre la casa comune, sia dei credenti sia dei «Gentili» agnostici o diversamente credenti.