Il diritto alla salute: una responsabilità collettiva nel tempo del Giubileo

L’Anno Santo è scandito da una serie di momenti giubilari dedicati a diverse categorie di persone e alimentati da momenti di confronto e spiritualità. Lo scorso 5 e 6 aprile è stata la volta del Giubileo dei malati e del mondo della sanità, un’occasione di riflessione sull’importanza del diritto alla salute, uno dei diritti umani fondamentali, troppo spesso dato per scontato o messo in discussione dalle dinamiche complesse del nostro tempo.

La salute non è solo assenza di malattia, ma benessere fisico, mentale e sociale: una condizione che permette a ogni persona di vivere con dignità, di partecipare pienamente alla vita familiare, lavorativa e sociale. Tuttavia, il contesto attuale – segnato da profonde disuguaglianze economiche, crisi sanitarie globali, migrazioni forzate e invecchiamento della popolazione – mette duramente alla prova questo diritto.

Nei Paesi più poveri, l’accesso ai servizi sanitari resta un privilegio per pochi. Nei Paesi più ricchi, si assiste a un progressivo indebolimento dei sistemi sanitari pubblici, a causa di tagli, privatizzazioni e carenze strutturali. La pandemia da COVID-19 ha acuito queste fragilità, mostrando con crudezza quanto la salute sia un bene comune da tutelare con politiche lungimiranti e solidali.

Il Giubileo rappresenta quindi sì un tempo spirituale, un invito alla cura, alla misericordia e all’attenzione verso i più fragili, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva: custodire il diritto alla salute significa non solo garantire cure mediche, ma anche riconoscere la dignità di ogni persona malata, accompagnarla, ascoltarla, sostenerla nel corpo e nello spirito. Come? Da un lato investendo nella prevenzione, garantendo equità di accesso alle cure, sostenendo la ricerca, valorizzando il lavoro dei professionisti sanitari e promuovendo una cultura della solidarietà. Dall’altro denunciando le ingiustizie, l’indifferenza e le logiche di profitto che minacciano la dignità dei più deboli.

È nel tempo del Giubileo che riscopriamo che la salute non è solo un diritto da rivendicare, ma anche un bene da condividere. Solo insieme, come comunità attenta e solidale, possiamo costruire un futuro in cui ogni persona malata non sia lasciata sola, ma sia riconosciuta nella sua piena umanità.