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Regia, crede mihi, res est subcurrere lapsis

Una buona filosofia si basa sulla creazione e il mantenimento di una buona leadership. Il celebre libro di J.J.Rousseau il Contratto Sociale, si occupa di questo punto chiave ed affronta un’altra idea fondamentale: come si fa a capire se una politica ha successo ? Per Rousseau la risposta è semplice questione matematica, si può guardare l’efficacia di un governo guardando l’incremento  demografico della popolazione. Dobbiamo stare molto attenti nell’interpretare il significato dell’affermazione di Rousseau perché ci può condurre ad una conclusione sbagliata. Potremmo dire: maggiore è la crescita del tasso di popolazione, migliore è la leadership. Pertanto i governi dei paesi africani sono i migliori al mondo. Secondo i dati della Banca Mondiale. Il tasso in Italia è di -0,15%, del Regno Unito del 0,65%, il più basso del mondo quello della Lituania con il suo -1,42% e i più alti sono Oman e Barahin immediatamente dopo Nauru e Nigeria. In base a questa riflessione dovremmo passare attraverso una dittatura dal momento che queste funzionano meglio dei nostri sistemi democratici. Ovviamente questo non è il modo giusto di interpretare le teorie di Rousseau. Un altro pensatore storicamente molto importante fu il politico Karl Haushofer che spiegava che un paese o impero che si isola, inevitabilmente soffrirà. Se invece apre i suoi confini e le sue culture al mondo allora quel paese crescerà. Secondo le teorie di Rousseau un aumento della popolazione aiutato dall’immigrazione porterebbe ad un aumento dell’efficacia del governo di un paese. Sono gli Stati che si chiudono in sé stessi a fallire. Il potente impero romano non ebbe una sorte diversa; durante i suoi ultimi decenni di vita, Roma tentò di rafforzare le frontiere e ridurre l’immigrazione: questa strategia politica è una delle principali cause della sua caduta.
Al contrario, gli Stati Uniti sono diventati nella seconda metà del secolo scorso una superpotenza proprio anche perché consentivano l’immigrazione e favorivano una società cosmopolita e multiculturale.
Un Paese che sa aprirsi al mondo senza paura di essere cambiato dall’influsso di altre culture è un Paese forte, e gli esempi più lampanti sono l’impero britannico nel XIX secolo e proprio gli Stati Uniti nel XX. Se un Paese non teme di costruire ponti e trovare il suo fondamento sull’apertura e sull’integrazione, allora è un Paese che non si perde in sé stesso.

La crescita demografica cui Rousseau faceva riferimento si ravvisa oggi nell’aumento dell’immigrazione, più che nel numero di nascite e morti. La forza di un Paese si può misurare sulla sua capacità di accoglienza e di condivisione di culture. Il modello d’integrazione sviluppato a Riace, un comune italiano che supporta gli immigrati e i rifugiati e che oggi è candidato Premio Nobel per la Pace, costituisce un forte esempio di leadership.
Sfruttare l’immigrazione come strumento di crescita demografica è indice di buona politica e di un solido potere nazionale. La Cina è potente perché ha aperto grandi canali di immigrazione. Il Bahrain è il Paese con la più alta crescita demografica al mondo, il che si spiega con una massiccia presenza di immigrati. Non è una coincidenza, del resto, che questo Paese abbia registrato grandi successi economici e commerciali negli ultimi decenni.

Molte forze politiche stanno ostacolando sempre di più l’ingresso di migranti nei loro Paesi.
Respingendo grandi gruppi di rifugiati e richiedenti asilo, l’Occidente si sta indebolendo durante gli attuali fenomeni migratori, invece di crescere insieme ai popoli in movimento: sta commettendo quegli stessi errori che portarono l’impero romano alla rovina, diffondendo l’odio e il nazionalismo.
Se l’Occidente intende rimanere la guida del mondo e mantenere un’egemonia culturale, dovrebbe allora accogliere i migranti e costruire una società aperta e multiculturale.
Ecco quindi che la globalizzazione sembra possa essere la salvezza dell’Occidente, più che la sua rovina.

Mario Edoardo Simmaco*

*Il testo è stato tradotto da Gabriele Gennarini e Tommaso Butò. La versione originale è stata pubblicata su Eutopya Worldwide Students Magazine.