Navigare nel
soffio vitale

da Il Sole 24 Ore – 13 novembre 2022 – di Gianfranco Ravasi

 

In questo articolo il Cardinal Ravasi affronta l’evoluzione del concetto di anima.

Dopo essere stato un successo letterario era stato anche un evento cinematografico: accompagnato dalla melodia orecchiabile della canzone Neverending Story, nel 1984 appariva sugli schermi La storia infinita, film che suggellava il trionfo editoriale del romanzo omonimo, opera dello scrittore tedesco Michael Ende, morto nel 1995. Parlando del libro, egli citava una sorprendente affermazione raccolta da lui in un viaggio in Amazzonia. Un membro di una tribù indigena gli aveva confessato la sua difficoltà nel contatto con la civiltà contemporanea esterna con questa immagine suggestiva: «Siamo andati avanti così rapidamente in tutti questi anni che ora dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di raggiungerci».

Sì, la vita dell’attuale società globalizzata si è fatta sempre più frenetica, la tecnica sempre più sofisticata, la corsa al piacere sempre più accelerata. L’anima, che ha bisogno di quiete, di serenità e di distacco, che si nutre di riflessione e di silenzio, è rimasta indietro, persa nel frastuono della città, nella rete degli impegni, nel flusso delle cose e degli eventi. Siamo, infatti, in un mondo che ha smarrito l’anima e non se ne duole, né tanto meno si dà pena per riconquistarla. Caso mai è il corpo a dettare legge, come sosteneva Pier Paolo Pasolini nella Supplica a mia madre: «Ho un’infinita fame / d’amore, d’amore di corpi senz’anima».

È, questo, un ritratto del nostro tempo così «corporalmente» pesante, così aggrappato al benessere fisico e all’apparire esteriore, per cui sotto la pelle e la carne non c’è nulla. Eppure, proprio il verso successivo di quella poesia diceva: «Perché l’anima è in te, sei tu…». Il poeta ritrovava nelle radici materne quel respiro segreto e interiore che sembrava estinto. L’uomo e la donna di oggi continuano a essere creature «animate»: nel loro intimo battono ancora i fremiti della coscienza, in essi si consumano ancora esperienze spirituali, da essi si dipartono molte vie dello spirito.

La Breve storia dell’anima che proponiamo non è, però, una summa sistematica e completa del tema, non è neppure un saggio accademico destinato agli addetti ai lavori, non è un testo di approfondimento teorico, desideroso di inoltrarsi su vie inesplorate. Il metodo adottato è quello suggerito da Italo Calvino in una delle sue Lezioni americane. È la tecnica dello scultore che non aggiunge ma toglie, scalpellando senza sosta l’enorme blocco di marmo per far emergere un volto o un torso.

Abbiamo pensato di adottare come schema simbolico per questa ricerca nell’orizzonte dell’anima quello della navigazione. Varie sono le tappe del viaggio. Prima però di imbarcarsi, è necessario un itinerario di avvicinamento al fiume transitando nelle culture primitive, nelle antiche e gloriose civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia, dell’India e dell’Arabia, visitando anche luoghi reconditi, quasi simili a grotte oscure, come nel caso della metempsicosi, dello spiritismo, della metapsichica.

Il grande fiume dell’anima che dobbiamo navigare, circondato da queste terre, rivela due sorgenti specifiche che lo hanno alimentato in modo copioso. Da un lato, c’è la «Sorgente sacra» delle Scritture bibliche con il loro originale e variegato messaggio che ha alcuni apici nel libro della Genesi e nelle parole di Cristo e di san Paolo. D’altro lato, ecco l’«Altra sorgente», quella della cultura greca, ove appaiono i miti affascinanti di Psiche e di Orfeo, ma anche si stagliano pensatori eccelsi come Platone, Aristotele e Plotino.

Dalle sorgenti la navigazione s’inoltra poi nel corso tortuoso del fiume: si devono percorrere secoli e secoli di storia. Tre sono i profili dell’anima che entrano in scena. C’è anzitutto quello disegnato dalla teologia cristiana nel suo incessante interrogarsi, nelle risposte del Magistero ecclesiale ufficiale, nell’elaborazione intensa dei suoi pensatori e anche nel suo sforzo ardito di affacciarsi sull’oltrevita dell’anima, al di là del confine della morte.

C’è, poi, la complessa riflessione della filosofia occidentale, a partire da Cartesio, dal cui dualismo si diramano sia i grandi «spiritualisti» come Spinoza e Hegel, sia l’aspra reazione dei «materialisti», negatori convinti dell’anima. È il capitolo dell’«Anima filosofica» che si apre anche a teorie innovative, come quelle dell’evoluzionismo e della psicologia/psicoanalisi.

Infine c’è il profilo dell’«Anima poetica»: è uno sguardo gettato sul mistero dello spirito dall’intuizione letteraria. Si va, allora, dalle scene create dal genio di Dante al terribile patto tra Faust e Mefistofele descritto da Goethe, dai dialoghi tra anima-corpo-natura immaginati da Leopardi, Rosenzweig o Péguy fino alle sorprendenti proposte di Pirandello e di tanti altri autori. Si giunge così a una tappa conclusiva: si penetra nell’odierno inquietante ma anche affascinante laboratorio delle neuroscienze per incontrare quell’«uomo neuronale» che alcuni vorrebbero spogliato dell’anima e ridotto a cervello.

Quando si sarà conclusa la navigazione lungo il fiume della storia dell’anima, si avrà forse un’impressione antitetica rispetto alla voce dell’indigeno amazzone: l’anima è ben più veloce e vivace della civiltà moderna. È ciò che affermava nel V secolo uno scrittore spirituale, Giovanni Cassiano: «Stiamo sicuramente andando indietro quando ci accorgiamo di non essere andati avanti: l’anima non può rimanere ferma».

 

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