La sete del futuro

La scarsità d’acqua non è più una questione lontana o astratta, ma una realtà che sta diventando sempre più concreta e urgente. L’acqua rischia di diventare nel prossimo futuro un privilegio, mentre il bisogno di accesso a questo bene essenziale rimarrà inalterato per tutti. Ad oggi 2 miliardi di persone, ovvero una persona su quattro, non ha accesso all’acqua potabile considerabile sicura. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, nel 2050 più del 60% della popolazione mondiale avrà un accesso inadeguato all’acqua per almeno un mese l’anno. La crescente scarsità d’acqua, tanto presente quanto preoccupante per il futuro, non è più un problema remoto che riguarda solo alcuni paesi, ma una realtà che coinvolge tutti. Ed è senza dubbio una delle principali conseguenze della crisi climatica, segnale tangibile di un bisogno ignorato dalla politica e dalle élite economiche. 

Tuttavia, la sete non si limita al bisogno fisico di dissetarsi, ma diventa anche simbolo di desideri più ampi e vitali. Freud, padre della psicoanalisi, ha descritto nelle sue teorie la pulsione di autoconservazione come un impulso che ci spinge a soddisfare i bisogni primari di sopravvivenza, tra cui appunto il bisogno di acqua. In questo senso, la sete può essere vista come una manifestazione di questa pulsione, una forza che ci muove verso il piacere e l’appagamento. Senza questo impulso — fisico o simbolico — l’essere umano resterebbe immobile.

La sete, in quanto immagine potente del desiderio, rimane uno dei simboli più forti che usiamo per descrivere un bisogno insopprimibile. In Italia, la pubblicità ha fatto della gestione di questo concetto un vero e proprio mercato: non si acquista semplicemente una bottiglia d’acqua, ma un’idea di benessere, di status sociale e di appartenenza a uno stile di vita che ci definisce. Allo stesso modo, anche la maggior parte delle scelte politiche e governative recenti sfrutta questi bisogni, facendo leva su una sete di sicurezza, identità e cambiamento. I testi sociologici degli ultimi anni su populismo e democrazia ci rivelano che queste narrazioni non si limitano a rispondere alle esigenze autentiche della società, ma mirano invece a manipolare i desideri collettivi e a porre soluzioni facili creando nemici simbolici. Questi desideri, però, spesso non trovano una reale soddisfazione, alimentando tensioni profonde e una rabbia diffusa che esplode in tutta la società. La vera emergenza non è solo l’acqua che manca, ma la consapevolezza che siamo tutti chiamati a rispondere a bisogni più grandi prima che la disillusione ci consumi.

Sara Innamorati