“Antiqua et Nova”, un documento sulle opportunità e minacce dell’AI

Il contesto tecnologico attuale ruota prevalentemente intorno al concetto di intelligenza artificiale, la tecnologia più trasformativa del nostro tempo. Ma dietro infinite opportunità si celano importanti minacce da non sottovalutare, soprattutto quando si parla di aspetti etico-morali nonché ambientali. Il pericolo infatti è che l’intelligenza artificiale ad un certo punto del suo sviluppo non comporterà più vantaggi per l’uomo, bensì sarà più che altro un ostacolo difficile da gestire poiché traccerà una transizione netta verso un’automazione che sostituisce i ruoli umani. A questo, inoltre, si aggiunge il fatto che uno sviluppo intensivo di questa tecnologia comporta già da ora sforzi significativi in termini ambientali: più l’AI viene potenziata, più necessita di energie per funzionare (acqua, elettricità). Questa catene quindi comporterà inevitabilmente degli squilibri in ottica ambientale e, di riflesso, climatica.

Anche la Santa Sede ha voluto intraprendere una riflessione sul tema più gettonato nel dibattito pubblico e lo ha fatto attraverso un documento sull’intelligenza artificiale dal titolo “Antiqua et Nova”, redatto Dicasteri per la Dottrina della fede e per la Cultura e l’Educazione, rivolto a genitori, insegnanti, preti, vescovi e quanti sono chiamati a educare e trasmettere la fede, ma anche a coloro che condividono l’esigenza di uno sviluppo scientifico e tecnologico “al servizio della persona e del bene comune”.

Il concetto alla base di questo documento è che l’intelligenza artificiale è uno strumento che non può sostituire la ricchezza del pensiero umano. E per questo motivo, secondo la Nota “Antiqua et Nova”, già il semplice nome è fuorviante: l’IA esegue compiti, non è in grado di pensare come l’uomo ed è quindi ingannevole attribuirle caratteristiche umane. è a tutti gli effetti una “macchina” da inserire in un ambito logico-matematico. Le mancano tutti gli aspetti che invece rendono l’uomo tale: non è capace di replicare il discernimento morale o un’apertura disinteressata a ciò che è vero. L’intelligenza umana è individuale e capace di instaurare relazioni sociali, razionale ed affettiva. Proprio per queste caratteristiche e per la particolare complessità, la controparte artificiale non può che essere solo un uno strumento a supporto e non un sostituto della mente umana.

Lo stesso Papa Francesco ha ben sottolineato che l’intelligenza artificiale non va divinizzata e non può in alcun modo sostituire le relazioni umane. Al contrario le va trovato un raggio d’azione: l’IA va considerata come strumento complementare all’intelligenza umana. Ed è proprio dai moniti lanciati dal Santo Padre che il Dicastero per la Dottrina della fede e per la Cultura e l’Educazione hanno deciso di redigere “Antiqua e Nova”, il cui titolo si riferisce alla “sapienza, antica e nuova”. Il documento è composto da 117 paragrafi e approfondisce le sfide e le opportunità derivanti dallo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in diversi settori, tra cui educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni internazionali e interpersonali, nonché nei contesti di conflitto bellico.

La Nota, inoltre, mette in evidenza la necessità di attribuire responsabilità a coloro che prendono decisioni basate sull’intelligenza artificiale, garantendo la possibilità di rendicontare l’uso di questo strumento in ogni fase del processo decisionale. Viene inoltre ribadita l’importanza di valutare sia gli obiettivi perseguiti sia i mezzi impiegati nelle applicazioni dell’IA, affinché rispettino e promuovano la dignità umana e il bene comune. Questa valutazione rappresenta un criterio etico essenziale per determinare la legittimità dell’uso dell’intelligenza artificiale. Come suggerisce Papa Francesco, l’IA può aiutare l’uomo a diventare effettivamente migliore, arricchire l’assistenza, i servizi e la qualità delle relazioni umane.