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Amore, lavoro e libertà: sogni da Dio

«I sogni son desideri» – cantava la Cenerentola di Walt Disney nel 1950, sintetizzando nei modi propri del linguaggio simbolico la teoria freudiana dell’interpretazione dei sogni. Altre teorie, poi, si sono affiancate a quella del padre della psicoanalisi, ponendo l’accento sulla componente neurologica dei sogni (J.Allan Hobson; M.Solms), o legandoli ad altri aspetti della vita emozionale (W.Fairbairn; W.Bonime).

Quello che è certo, però, è che i sogni affondano le radici in una zona ancora misteriosa della mente umana, laddove, mutuando dal titolo decisamente agostiniano di un’importante opera di Viktor Frankl – Dio nell’inconscio, non è insensato ipotizzare che sia all’opera Dio,“sorgente inesauribile di speranzaInfinito che soffia dentro e li dilata”:2

Io so che il cuore dei giovani sogna, e sogna in grande, non solo quando siete un po’ brilli, no, sempre sognate in grande, perché (…) voi siete inquieti, cercatori, idealisti”,e perché “i sogni sono (…) un donoche Dio semina nei vostri cuori (…) gratuitamente”.2

Forse per questo i sogni non presentano i caratteri della chiarezza e dell’evidenza, anzi appaiono decisamente ambivalenti, abitando le nostre profondità laddove «una parola ha detto Dio, due ne ho udite» (Sal 62,12).

E’ vero, infatti, che essi “tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza … Ti svegliano … Sono le stelle più luminose [e] brillanti, (…) quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità”;ma è altrettanto vero che essi “si devono fare con i piedi per terra”,vanno purificati, messi alla prova”:2  maturare vuol dire (…) far crescere i sogni e (…) le aspirazioni, non abbassare la guardia e lasciarsi comprare per due soldi, (…) confrontandosi reciprocamente, discutendo”,perché “sognare (…) da solo è pericoloso, (…) potrai cadere nel delirio di onnipotenza”.2

Ecco perché Francesco individua due tipi di sogno. Da un lato, i “sogni piccoli, miseri, che si accontentano del meno possibile … I sogni della comodità, i sogni del solo benessere … I sogni della tranquillità, i sogni che addormentano i giovani e [li] faranno morire2; dall’altro lato, “i verisogni (…) del ‘noi’”, “i sogni grandi” che “includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita”.2

Tra questi ultimi, il vescovo di Roma pensa innanzitutto ai “sogni di libertà”,ricordando però che il “poter decidere di sé [come] espressione più alta di libertàè fatto della stessa sostanza dei sogni: “un dono grande (…) che tu devi custodire per farlo crescere, (…) sviluppare [e che] non ammette mezze misure”.2

Infatti, un nodo problematico del rapporto attuale tra i giovani e la Chiesa è costituito dal fatto che “l’idea di scelta che oggi respiriamo è un’idea di libertà senza vincoli, senza impegni e sempre con qualche via di fuga: un – scelgo, però… –[che] ci ferma, (…) non ci lascia sognare, (…), a volte diventa più grande della scelta e la soffoca. È così che la libertà si sgretola e non mantiene più le sue promesse di vita e felicità. E allora concludiamo che anche la libertà è un inganno e che la felicità non esiste”.2

Per questo il vescovo di Roma – quasi supplice – esorta con forza i giovani:

Per favore, non lasciatevi comprare, non lasciatevi sedurre, non lasciatevi schiavizzare dalle colonizzazioni ideologiche che ci mettono idee nella testa … Voi non avete prezzo! Non siete merce all’asta! … Innamoratevi di questa libertà che è quella che offre Gesù”.3

In secondo luogo, Francesco collega strettamente questi sogni di libertà con quello di un amore “per tutta la vita”, individuando nella “libertà dell’amore” la “libertà più grande”.Anche qui, infatti, è necessario “imparare a discernere quando c’è l’amore vero e (…) quando c’è il semplice entusiasmo truccato da amore”.2 Anche qui, poi, “bisogna sempre mettere al primo posto l’amore … Bisogna rischiare nell’amore vero … Vendere tutto per comprare questa perla preziosa di altissimo valore … L’amore non tollera mezze misure… Devi mettere tutta la carne al fuoco: così diciamo noi in Argentina … Il compito dell’uomo nell’amore [è] rendere più donna la moglie, o la fidanzata … Il compito della donna nel matrimonio [è] rendere più uomo il marito, o il fidanzato. E’ un lavoro a due, che cresconoinsieme … Per questo l’amore è fedele (…) sincero, aperto, coraggioso … E questa è l’unità, e questo vuol dire “una sola carne”: diventano “uno”, perché uno fa crescere l’altro”.

Mettere tutta la carn eal fuoco”, “essere una carne sola” significa, però, comprendere definitivamente che “il vero amore è appassionato”,4 che “la sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù … È una passione [che] ti porta a dare la vita per sempre. Sempre. E a darla con il corpo e l’anima … Una sola carne: questa è la grandezza della sessualità. E si deve parlare [e] vivere la sessualità così, in questa dimensione: dell’amore tra uomo e donna per tutta la vita”.4

Certamente, riconosce con sensibilità misericorde Francesco, “le nostre debolezze, le nostre cadute spirituali, ci portano a usare la sessualità al di v fuori di questa strada tanto bella. Ma (…) questa non è la sessualità dell’amore: è la sessualità “cosificata”, staccata dall’amore e usata per divertimento … E’ una degenerazione rispetto al livello dove Dio l’ha posta” –4 non a caso, osserva acutamente Francesco, “il punto più bello della creazione, (…) la sessualità è la più attaccata dalla mondanità, dallo spirito del male”.4

Per questo anche qui è forte l’esortazione del vescovo di Roma:

custodite la vostra dimensione sessuale … E preparatela (…) per inserirla in quell’amore che vi accompagnerà tutta la vita”,perché “quando tu vedi un matrimonio, una coppia di un uomo e una donna che vanno avanti nella vita dell’amore, lì c’è l’immagine e la somiglianza di Dio … Tutti e due, insieme, sono immagine e somiglianza di Dio”.2

A questo punto, si domanda giustamente Francesco, “un ideale così, quando si sente vero, quando è maturo, si deve spostare più avanti per altri interessi?”.La risposta è chiara: “No, non si deve … Occorre evitare scappatoie”.In questo senso deve essere interpretata un’espressione del vescovo di Roma che altrimenti potrebbe apparire discutibile: “se l’amore viene oggi, perché devo aspettare tre, quattro, cinque anni per farlo crescere e per renderlo stabile?”:2

Il nemico più grande dell’amore è la doppia vita – fai finta di non amare, studi, e poi incominci a vivere la doppia vita … Il nemico più grande dell’amore non solo è non lasciarlo crescere adesso, aspettare di finire la carriera, ma è fare la doppia vita, perché se tu incominci ad amare la doppia vita, l’amore si perde”;sono tanti quelli che (…) vedono che finisce l’amore dei loro genitori, che si dissolve l’amore di coppie appena sposateFacciamo sì che l’amore sia vivo”.5

Non possiamo dimenticare, infine, quanto cantava Adriano Celentano ormai cinquant’anni orsono: «chi non lavora non fa l’amore». Tutte le indagini sociologiche, infatti, indicano uno stretto rapporto tra il dramma della precarietà del lavoro attuale e la precarizzazione dei legami affettivi, tant’è che oramai non si può più sognare l’amore della vita senza sognare un lavoro a tempo indeterminato. Ma anche su tale problematica il vescovo di Roma ha parlato in modo chiaro:

questo è uno dei problemi più acuti e più dolorosi per i giovani, perché (…) la persona che non ha lavoro, si sente senza dignità”:i bambini crescono soli (…) perché c’è (…) il bisogno del lavoro”,il numero dei suicidi giovanili è in aumento, ma (…) la ragione principale di quasi tutti i casi è la mancanza di lavoro … Altri giovani (…) cercano un’alienazione intermedia con le dipendenze [come] via di fuga da questa mancanza di dignità … Altri giovani sul telefonino vedono cose interessanti come progetto di vita: almeno danno un lavoro… Suicidi, dipendenze e uscita verso la guerriglia sono le tre opzioni che i giovani hanno oggi, quando non c’è lavoro”.6

D’altra parte, il “perché” concreto e “la ragione” pratica delle difficoltà di lavorare per essere liberi di amare sono anch’essi messi in luce con decisione da Papa Francesco:

c’è una risistemazione dell’economia mondiale, dove l’economia, che è concreta, lascia il posto alla finanza, che è astratta (…) crudele”, perché “lì si gioca con un immaginario collettivo che (…) è liquido o gassoso … Al suo posto avrebbero dovuto esserci l’uomo e la donna. Oggi questo è il grande peccato contro la dignità della persona: spostarla dal suo posto centrale … Così, con questo spostamento della persona dal centro e col mettere al centro una cosa come la finanza, così “gassosa”, si generano vuoti nel lavoro”.6

Per questo, conclude il vescovo di Roma, “ci vuole coraggio (…) davanti alle resistenze, alle difficoltà, a tutto quello che fa che i nostri sogni siano spenti”;2 per questo, di fronte alla capacità del male di insinuarsi tra le ambivalenze dei nostri sogni di libertà, d’amore e di dignità lavorativa, “c’è bisogno della parola profetica, c’è bisogno di inventiva umana … ci vuole creatività”:6

Non lasciatevi rubare i vostri sogni … Cercate maestri buoni capaci di aiutarvi a comprenderli e a renderli concreti nella gradualitàe nella serenità. Siate a vostra volta maestri nel sogno … Offrite i vostri sogni gratuitamente: nessuno, prendendoli, vi farà impoverire …C’è un ragazzo (…) ventenne, ventiduenne, che incominciò a sognare e a sognare alla grande … Dicevano che era pazzo perché sognava così … Questo giovane, un italiano del XIII secolo, si chiamava Francesco e ha cambiato la storia dell’Italia. Francesco ha rischiato per sognare in grande … Pensiamo: era un giovane come noi. Ma come sognava…! ”.2

Prof. Sergio Ventura

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1 Incontro con i giovani del Cile (17.1.18)

2 Dialogo con i giovani italiani. Riflessione finale (11.8.18)

3 Incontro dei giovani con il Sinodo (6.10.18)

4 Risposte a braccio alle domande dei giovani di Grenoble-Vienne (17.9.18)

5 Discorso ai giovani della “Kaarli Lutheran Church” di Tallin (25.9.18)

6 Discorso all’“European jesuits in formation” (1.8.18)

7 Incontro con i giovani della parrocchia romana del “SS. Sacramento a Tor de’ Schiavi” (6.5.18)