25 Gen A confronto col pluralismo nell’epoca della riduzione
Lo speciale “Quel che resta di Ratisbona” è a cura di Gabriele Palasciano. Un testo di Maurizio Pagano*.
- Il Discorso di Ratisbona contro il riduzionismo
La prima cosa che mi ha colpito, e che vorrei mettere in rilievo anzitutto, è questa: il Discorso di Ratisbona è un grande testo contro la riduzione. Il fenomeno a cui l’autore si riferisce consiste essenzialmente in una riduzione della ragione, ma nelle sue conseguenze esso comporta anche una riduzione più generale dell’essere umano. Penso che il papa abbia colto effettivamente un fenomeno che caratterizza in modo decisivo il nostro tempo. Per parte mia vorrei riferirmi ad esso considerandolo come una riduzione dell’esperienza e del nostro modo di coglierla, e vorrei riflettere su questa tendenza da un punto di vista antropologico, considerandola come un fenomeno che interessa le trasformazioni della cultura, della mentalità diffusa e quindi anche della società. L’intento è quello di cercare di capire come mai questa tendenza ha tanto successo, e cosa succede nella mente dell’uomo, l’uomo colto e l’uomo comune, quando essa prende piede e si afferma nel suo modo di pensare e di agire.
Parlando di questo fenomeno intendo riferirmi a una tendenza generale che, pur nella varietà delle sue forme, mira comunque alla riduzione e all’abbassamento, ossia cerca di ricondurre a una sfera più bassa e vicina all’esperienza comune principi teorici e concezioni pratiche che in precedenza erano state poste molto, e forse troppo, in alto. Certamente questa tendenza caratterizza in modo diffuso il nostro tempo, e sfocia per lo più, come osserva il papa, nel relativismo teorico e pratico; tuttavia, almeno sul piano della cultura, il fenomeno si diffonde già nell’Ottocento, e ha le sue radici prossime nell’Illuminismo e quelle più remote nel percorso di secolarizzazione che segna la Modernità almeno dalla fine della guerra dei Trent’anni, ossia dall’assetto nato dalla pace di Westfalia. D’altra parte esso trova il suo potente punto d’appoggio, e la sua giustificazione, nei successi della scienza e nella conferma che ne offre la tecnica. Questa tendenza si esprime chiaramente nella critica della metafisica e nella critica della religione, che si dispiegano nell’età del Positivismo: e mi sembra che la legge dei tre stadi di Auguste Comte, col suo passaggio dalla teologia alla metafisica e infine alla scienza, offra una registrazione fedele e anche ingenua di questo movimento. In certa misura anche il Darwinismo, con la sua scoperta dell’origine animale della specie umana, converge nei suoi effetti con questa tendenza all’abbassamento; e in questa luce si può leggere anche la sintonia del Darwinismo sociale con gli sviluppi di una teoria economica sempre più decisamente fondata sulla centralità dell’individuo egoista e sulla lotta per la vita. La tendenza alla riduzione trova la sua sanzione e il suo suggello nell’opera dei “maestri del sospetto”, Karl Marx, Friedrich Nietzsche e Sigmund Freud, che così sono stati definiti da Paul Ricoeur. Il pensiero del sospetto mira alla demistificazione e alla scoperta delle vere, concrete e “troppo umane” ragioni che spiegano complesse e sofisticate espressioni di civiltà. Allargando il discorso si può dire che il precursore dei maestri del sospetto è stato Ludwig Feuerbach. Con la sua critica della religione egli ha fornito un modello del pensiero della riduzione: per comprendere la sua essenza, l’infinito che è in lui, l’uomo ha dovuto in un primo tempo proiettare questo contenuto infinito al di là di sé, in un essere trascendente; ma una considerazione più adeguata dimostra che quel contenuto è in lui, sta sul terreno dell’immanenza, e può essere individuato con un percorso che ha appunto il carattere della riduzione. […]
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*Maurizio Pagano è professore ordinario di Filosofia Teoretica nell’Università del Piemonte Orientale (Vercelli), è direttore del Centro Studi Filosofico-religiosi “Luigi Pareyson” di Torino e del Laboratorio di Studi Hegeliani di Vercelli. Ha pubblicato il volume Hegel. La religione e l’ermeneutica del concetto, Napoli 1992 e diversi saggi sulla questione del pluralismo culturale e religioso. Inoltre ha curato il volume: Lo spirito. Percorsi nella filosofia e nelle culture, Milano – Udine 2011.