Dai selfie al selfless

Atene e Gerusalemme. Sguardo e ascolto. E’ una dialettica filosofico-teologica ormai ben conosciuta e presente anche nelle parole rivolte ai giovani da Papa Francesco. Con l’accento posto sul guardare, forse perché consapevole di quanto i giovani d’oggi siano, nel bene e nel male, dentro al dominio dell’immagine sulla parola – d’Instagram e Selfie su Facebook e Twitter, laddove per “percepire [la] verità, non sono necessarie grandi riflessioni”, ma è sufficiente “contemplare”5 un “vissuto”:3

siate buoni ‘fotografi’ (…) della realtà che vi circonda, avendo occhi attenti e vigili”,aperti sulla realtà”,con “il coraggio di mettere a nudo lo sguardo”.3

Ma su chi Papa Francesco chiede di “fissare l’attenzione” e “l’obiettivo” –possibilmente “con gli occhi di Dio”e “con gli occhi di Gesù”?10

Sui compagni e sulle persone che nessuno vede mai”; “persone dimenticate – nessuno le guarda, nessuno vuole vederle”: “ecco quali sono le vostre periferie”.1

Nella dialettica in questione, però, non può non essere costante anche l’invito, tra “rumori e distrazioni”,ad ascoltare – possibilmente “con gli orecchi di Dio” –il loro “grido di aiuto”e, a tal proposito, quanto hanno da dire di teologicamente sapiente, a volte sfidante, gli anziani e i nonni – come il Papa stesso si è spesso definito:9

I più poveri, i più deboli, relegati ai margini della società perché considerati come un problema (…) sono invece l’immagine di Gesù Bambino rifiutato e (…) di Gesù sofferente e crocifisso”;in ognuna di queste persone che sono vittime di situazioni difficili c’è l’immagine di Dio (…) maltrattata, calpestata”.10

Sulla base di questo exemplum che passa per altri “momenti decisivi della vita di Gesù”e trova la sua sintesi in Matteo 25,31-46 – “l’incontro con Lui nei poveri, malati, sofferenti, abbandonati”, 8,10 nonno Francesco può esortare i suoi nipotini innanzitutto a farsi domande,10 a pensare a fondo9 ogni proprio “guardare dall’altra parte”o “aggettivare le persone”:10

Io, a chi do più attenzione? Solo a quelli più forti, che hanno più successo a scuola, nel gioco? A chi sono stato poco attento? Chi ho fatto finta di non vedere?”;è normale che ogni giorno cresca quel senso di indifferenza? (…) E’ normale questo o non è normale?”.10

Perché “se non è normale, io devo coinvolgermi” –10 afferma Francesco, invitando quindi i ragazzi “all’impegno – non al risultato compiuto -”7 di un atto d’ “amore”10 verso queste persone:

Non innalzate muri di divisione, ma costruite ponti”.2,4 Osate fare il primo passo per incontrarle, donare loro un po’ del vostro tempo, un sorriso, un gesto di tenerezza”,una mano tesa per chi è malato, un sorriso accogliente per chi è straniero, un sostegno premuroso per chi è solo”:amare è avere la capacità di stringere la mano sporca e la capacità di guardare gli occhi di quelli che sono in situazione di degrado”.10

Questa serie di piccole azioni possono costituire per i giovani la ripresa di “un antico ‘viaggiare’8 su “sentieri di fraternità”, affinché divengano “artigiani di una società più giusta”, “difensori di una crescita nell’equità”e “tessitori di relazioni improntate alla fiducia”,capaci di “trasformare le ‘reti’ divise in una comunità ‘in uscita’”.5

Certo non si può nascondere – e Francesco con parresia evita di farlo – che “questo mondo si aspetta da voi che puntiate al successo”.Perciò sarà essenziale, per “viaggiare [con] sapienza (…) sul giusto sentiero”, che ciascun giovane abbia il proprio “software costantemente aggiornato”,affinché sia sempre in grado di:

riconoscere e respingere le false promesse di felicitàdei “venditori di fumo”,10 rimanere libero dal fascino del denaro, dalla schiavitù in cui il denaro rinchiude quanti gli rendono culto”,lottare contro la corruzionesenza farsi sedurre da essa”,“guardare oltre le comodità personali e le false sicurezze che fanno diventare ciechi davanti ai grandi ideali”.8

Sono questi i “nuovi paradigmi”5 mediante i quali – garantisce il Papa – chi è giovane potrà “lasciare la [propria] impronta nella storia”,senza “lasciare rovinare il mondo a chi pensa solo a sfruttarlo e a distruggerlo senza scrupoli”,ma avendo “cura di questo regalo” che è “la vita”, per farla “crescere” e “fiorire”.6

In tal modo, d’altronde, i giovani darebbero già una concreta testimonianza di Gesù,“miti ma coraggiosi”,con “grande impeto missionario” ma grazie alla “forza rivoluzionaria di una Madre affettuosa”:5

non abbiate paura di fare scompiglio, di porre domande che facciano pensare la gente; e non abbiate paura se a volte vi percepirete pochi e sparpagliati (…) Per questo, fatevi sentire! (…) Vorrei chiedervi di gridare, ma non con la voce, no, vorrei che gridaste con la vita, così da essere segni di speranza per chi è scoraggiato”.9

Ciò comporterebbe, infatti, un “lasciarsi trasformare” e un ulteriore “imparareguardare con occhi nuovi [e] in altra maniera10 che ci condurrebbe – rinnovati – allo “sguardo” iniziale. Convertirlo di continuo allo stile di vita proposto sintetizza la sfida lanciata da nonno Francesco ai suoi nipotini: “Vi butto il guanto in faccia” –10 disse una volta con affetto. Ma si sa, “i cuori dei giovani sono stimolati proprio dalle grandi sfide”…7

 

Prof. Sergio Ventura

 

 

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1 Discorso alla delegazione dell’Azione Cattolica Ragazzi (16.12.2017).

Discorso agli studenti della “InstitutiondesChartreux” di Lyon (19.10.2017).

Videomessaggio in occasione del III Congresso internazionale delle “Cattedre Scholas” (2.7.2017).

 4 Videomessaggio ai giovani canadesi partecipanti al “Canadian nationalyouth forum (22.10.2017).

5 Messaggio per l’incontro nazionale dei giovani presso il santuario di Aparecida (3.7.2017).

6 Videomessaggio al centro di studenti universitari del complesso penitenziario federale di Eziza (24.8.2017).

7 Saluto al popolo colombiano (7.9.2017).

8 Discorso per l’incontro con i giovani del Bangladesh (2.12.2017).

9 Omelia per la Santa Messa con i giovani del Myanmar (30.11.2017).

10Discorso ai giovani della missione diocesana di Genova (27.7.2017).