La misura della solitudine

L’invecchiamento della popolazione italiana rappresenta una delle sfide più rilevanti del nostro tempo. Secondo il primo paper presentato da Censis Assindatcolf, in Italia ci sono quasi cinque milioni di over 60 che vivono da soli, ma solo l’8,5% di essi dispone di una badante. Questo dato evidenzia il rischio di isolamento sociale e la necessità di trovare soluzioni adeguate per garantire il benessere degli anziani.

La solitudine non è un fattore da banalizzare, soprattutto in età avanzata. Non è solo una condizione emotiva, ma ha anche conseguenze tangibili sulla salute fisica e mentale. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che l’isolamento sociale può aumentare il rischio di malattie croniche, depressione e declino cognitivo. In un contesto di progressivo invecchiamento, la mancanza di una rete di supporto adeguata può aggravare il senso di solitudine, rendendo difficile per gli anziani mantenere un buon livello di qualità della vita.

Come molti studi ed enti evidenziano, l’Italia è uno dei paesi europei con la percentuale più alta di anziani e questa condizione nazionale permane da anni e viaggia di pari passo con il cosiddetto “inverno demografico”. Secondo l’Istat, nel 2022, il 23% della popolazione italiana aveva più di 65 anni, una percentuale destinata a crescere nei prossimi decenni. Di questi, una quota significativa vive sola, senza figli o parenti stretti in grado di offrire supporto costante. L’assistenza domiciliare, sebbene rappresenti una soluzione utile, rimane ancora poco diffusa, soprattutto per motivi economici e burocratici.

Ma come la nostra società, sempre più orientata all’individualismo e sempre più lontano dai bisogni altrui, può affrontare il problema della solitudine tra gli anziani? Molti concordano sul fatto che sia necessario un approccio multidimensionale che coinvolga politiche pubbliche, iniziative private e il rafforzamento della comunità locale, senza la quale un cambiamento non potrebbe innescarsi. Alcune possibili strategie includono, per esempio, maggiori investimenti nell’assistenza domiciliare in termini di aumento delle agevolazioni per l’assunzione di badanti e operatori socio-sanitari che potrebbe garantire un supporto adeguato agli anziani soli.

Poi si potrebbe far leva sull promozione di reti di volontariato e associazioni: iniziative come il “vicinato solidale” o gruppi di supporto sociale possono ridurre l’isolamento e offrire momenti di socializzazione. Anche se parliamo di una generazione di persone anziane non bisogna accantonare l’idea di avvicinarli alla tecnologia e agli strumenti digitali: infatti l’uso di sistemi come videochiamate o assistenti virtuali può aiutare gli anziani a rimanere in contatto con familiari e amici, riducendo il senso di abbandono.

Tra le strategie applicabili c’è anche lo sviluppo e l’implementazione di politiche abitative innovative, ovvero la creazione di co-housing per anziani, in cui gli abitanti condividono spazi comuni mantenendo al tempo stesso la propria indipendenza. Anche questa può rappresentare una valida alternativa alla solitudine domestica, purché sia una soluzione economicamente sostenibile da chi ne ha bisogno.

Le soluzione per combattere la solitudine, quindi, ci sono e sono a portata di mano: è una questione che richiede un’attenzione immediata e interventi mirati. Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il cambiamento della struttura familiare che il nostro Paese sta affrontando è impensabile lasciar dietro gli anziani che sono una delle categorie più vulnerabili. Diventa quindi impellente e urgente il bisogno di ripensare le modalità di assistenza e sostegno per queste persone che non vogliono perdere la loro indipendenza e al tempo stesso vogliono continuare a far parte della comunità, senza alcune discriminazione per la loro età. Solo attraverso un impegno congiunto tra istituzioni, comunità e tecnologia sarà possibile ridurre la misura della solitudine e garantire un’anzianità più dignitosa e serena per tutti.