Il “Cortile dei Gentili” saluta Antonio Riboldi

di Vittorio V. Alberti

Nell’Italia travolta dalla crisi culturale – prima che economica e finanziaria – ma ancora oltre, nell’Europa trafitta dalla crisi stessa di idea di Europa, uno a uno muoiono persone che, restando a noi, incarnano la migliore e più autentica idea di Cortile dei Gentili.

Prete e vescovo anti-camorra, fu sempre vicino ai terremotati. Così lo definiscono i giornali.

Antonio Riboldi è stato un modello in grado di unificare i lembi martoriati e quasi irrimediabilmente scissi di una società vulnerata. Sono le grandi figure come Riboldi a insegnare che i risultati si ottengono con la fatica, a insegnare l’educazione, a insegnare che l’azione deve sempre essere coerente con la parola e che le vere ambizioni di una persona sono tali se coincidono con quelle di tutte le altre persone.

Il Cortile dei Gentili vive in figure con don Riboldi, maestri di democrazia, giustizia, libertà, oltre ogni assurda divisione, oltre ogni stereotipata definizione.

Fu maestro di apertura mentale, intellettuale, morale, maestro di autenticità, coraggio e capacità di realizzazione ben al di sopra di qualsiasi logora divisione concettuale tra laici e cattolici e anche tra credenti e non credenti.