Fede e Coronavirus: la vita religiosa oltre le restrizioni

La pandemia, che ha modificato la vita e le abitudini di ognuno di noi, non ha ovviamente  risparmiato la vita religiosa, senza però per fortuna stravolgerla. Se la parola d’ordine delle diocesi e delle parrocchie italiane è ancora “prudenza”, dando seguito così all’indicazione della Conferenza Episcopale Italiana di  “mantenere alta la guardia”, questo non ha impedito però di tenere saldamente vivo il rapporto con i fedeli anche attraverso le celebrazioni pubbliche, rese sicure dalle rigorose misure anti Covid in vigore da maggio 2020, dopo la firma del protocollo tra Cei e Governo. Con l’intesa tra la Presidenza del Consiglio e la Conferenza Episcopale Italiana erano state definite, infatti, le misure di sicurezza per la ripresa delle cerimonie liturgiche in tutto il Paese, recentemente aggiornate con una comunicazione a tutto il personale ecclesiastico.

Anche se i divieti non sono rigidi, poiché non è richiesto il Green Pass per partecipare alle funzioni religiose o alle processioni e il protocollo non specifica quali mascherine utilizzare, sono però raccomandate le FFP2 per il loro maggiore potere filtrante ed è previsto che gli accessi ai luoghi di culto siano regolati, anche con l’aiuto di volontari, in modo da evitare assembramenti e da assicurare all’interno il distanziamento tra le persone di almeno un metro. Proprio per questo la Comunione viene consegnata ai fedeli al banco, nelle loro mani e non ci si scambia più il segno della pace con la stretta di mano.

Nonostante questo nuovo modo di vivere le celebrazioni, la Chiesa resta un luogo di accoglienza e i fedeli non possono accedervi solo nel caso in cui presentino sintomi influenzali. Tuttavia ci sono parroci e vescovi che hanno ritenuto necessario prendere misure più drastiche per ridurre i contagi, come il divieto di pranzi o cene in oratorio o come l’interruzione del catechismo, che la Conferenza Episcopale ha regolato precisando che non vi possono partecipare solo i ragazzi sottoposti a “sorveglianza con testing”, perché entrati in contatto con un positivo.

Il Coronavirus ha quindi sfidato davvero ogni ambito, incluso quello ecclesiastico ma i fedeli sembrano aver accolto le parole di Papa Francesco, che ha più volte ribadito come «non possiamo uscire uguali da questa crisi» pandemica, ma non possiamo nemmeno uscirne da soli. Tutto questo non ha infatti diminuito l’affluenza dei fedeli in Chiesa e in piazza San Pietro alla Messa domenicale del Papa.

Anche in forza delle giuste restrizioni, la pandemia ha mostrato una volta ancora quanto sia sentito tra le persone il bisogno di esprimere la propria fede, partecipare alle celebrazioni della Chiesa, condividere un momento di preghiera che aiuti a superare l’individualismo accentuato proprio dalle misure che hanno limitato la socialità.