Una Canzone … per Te!

Per usare un linguaggio caro ai giovani, quello musicale, vorremmo commentare, alla luce delle considerazioni espresse nel post L’anno che verrà… e Caro amico ti ho scritto…, due canzoni ‘pescate’ nei diversi – ma non del tutto dissimili – mondi del rap e del cantautorato italiano.

Nella canzone Lo spazzacamino (http://www.youtube.com/watch?v=aDTQIWMfai0) (Rancore & Dj Mike) la frase finale ( “spegni il cero” ) e quella – bellissima! – che sussurra “più dico che all’immagine di Dio non ci credo più trasparente e fragile mi sento solo e prego”, danno da pensare, inducendoci a considerare tutto il brano come una preghiera.

Una meditazione che scaturisce dai dubbi tipici di quel buio esistenziale che ci può assalire nel passaggio dalle cose apprese da piccoli alle lotte (contro temporali e mareggiate) proprie dei grandi. Ma in questa buio, recita il ritornello, Dio sembra lontano solo perché, non avvicinandoci, non Gli avviciniamo i problemi.

Se si ha però il coraggio di osservare e parlare con questo buio interiore (senza nasconderlo in un angolo); se si ha il coraggio di vincere i momenti di ghiaccio, e soprattutto di mettersi a spazzare strofinando per bene l’anima-camino, alla fine di questo tunnel fuligginoso si troverà la luce – e una nuova immagine di Dio?

Nel suo Spiritual http://www.youtube.com/watch?v=CnBsayMK-Kk De Andrè ricorda il personaggio biblico (ma non ebraico) Giobbe, poiché si rivolge con simpatica sfrontatezza a Dio e Lo invita a scendere dal cielo e a cercare sulla terra – nei campi di grano e tra gli altri uomini – quell’uomo che dice di voler amare e salvare.

La cosa interessante è che per De Andrè quest’uomo, non solo non è un blasfemo – che vorrebbe rubare a Dio le chiavi del cielo – ma assomiglia in realtà ad una ‘mosca cieca’ che ha più pianto che riso, e che aspetta e cerca questo tipo di Dio, da cui spera di vedersi regalato un attimo di gioia…

sergio.ventura@cortiledeigentili.com