Quel che Gesù riesce a dire oggi ai ragazzi

Da Il Sole 24 Ore – 14 maggio 2023 – di Gianfranco Ravasi

In questo articolo il Cardinal Ravasi racconta del nuovo libro realizzato da Umberto Galimberti e Ludwig Monti per avvicinare i giovani alla figura di Cristo.

Eravamo insieme sui banchi del liceo dell’imponente Seminario arcivescovile milanese immerso nel verde collinare del Varesotto. La sua intelligenza lanciava già i primi lampi delle sue intuizioni, forse sobbollivano anche i fremiti della critica, insieme partecipavamo al ritmo di giornate scandite dalla triade «preghiera – studio – ricreazione». Dopo quegli ormai lontani anni seminaristici, le nostre strade si sono divaricate lungo territori e sotto cieli differenti. Eppure il filo dell’amicizia, spesso implicita, non si è mai allentato né tanto meno spezzato.

Pochi forse immaginano che sto parlando del filosofo Umberto Galimberti, il cui profilo nella mente di molti è affidato al suo pensiero incisivo e decisivo, espresso nelle pagine di testi significativi e suggestivi ma anche in quelli di giornali o negli schermi televisivi.

Come dicevo, i nostri sono stati percorsi certamente distanziati, basati anche su discipline diverse e su visioni talora alternative. Tuttavia, come devo confessare di non aver mai ignorato l’intensità e persino il fascino dei suoi scritti che erano per me uno stimolo costante di riflessione e di analisi, così Umberto non ha mai cessato di gettare il suo sguardo sull’orizzonte teologico e spirituale che, in quei giorni ormai remoti della nostra giovinezza, ci avvolgeva e coinvolgeva (e forse talora ci travolgeva).

È così che si spiega quella che può sembrare ad alcuni una sorpresa, il libro che stiamo presentando, inserito curiosamente in una collana dalla destinazione emblematica, «Feltrinelli Kids» ma con un protagonista inatteso.

Infatti, Galimberti offre in meno di una ventina di pagine il suo ritratto di Gesù e della relativa eredità cristiana non sempre custodita, anzi, talvolta tradita.

Certo, sulla ribalta di questo volume accompagnato dalle deliziose illustrazioni di Giorgia Merlin, si impone anche un nostro più giovane comune amico, il biblista Ludwig Monti, dotato di una importante attrezzatura esegetica e di un’indubbia finezza interpretativa. È lui a isolare, cesellare e dispiegare cinquanta (più una) parole di Gesù, rivelatrici del suo messaggio e del suo stile di vita.

Così, i ragazzi – non solo di educazione cristiana (ai quali il libro sarebbe da donare alla Comunione e alla Cresima), ma anche gli altri che non possono ignorare una figura così capitale nella cultura occidentale – potranno quasi dal vivo incontrare e seguire parole necessarie anche oggi: dall’amore alla paura, dal cielo alla luce, dalle domande alla sapienza, dalla natura allo spirito, dalla pace alla verità, ma anche dal diavolo, dal peccato e dalla morte, al perdono, alla verità e alla risurrezione e così via, in un arcobaleno di spiegazioni quasi colloquiali, illuminate dalle immagini sempre vivaci e dai testi evangelici finali corrispondenti.

È una vera e propria introduzione alla «Buona novella» dei Vangeli che dovrebbe essere ugualmente «ascoltata» dai genitori e dagli educatori insieme ai loro ragazzi.

Tra l’altro, lo stesso Monti ha da poco pubblicato per gli adulti un ritratto intenso eppure limpido di Gesù, volto di Dio.

È una sorta di viaggio «biografico» lungo tutte le tappe della storia di un uomo che sempre travalica il perimetro della sua carne per sconcertare ed emozionare con epifanie trascendenti, al punto tale da far serpeggiare incessantemente l’interrogativo: «Voi, chi dite che io sia?».

Le pagine del volumetto rivelano certamente agli occhi dello studioso il palinsesto di una solida investigazione storico-critica; eppure esse sono per tutti, anche per il non credente, un’esplorazione trasparente di un grande artefice della nostra storia e di un mistero che ci precede e ci eccede.

Ma ritorniamo al testo delle parole di Gesù e alla voce di Galimberti: prima del lessico evangelico elaborato da Monti, egli offre quasi il succo di una vasta e personale risposta all’interpellanza di Gesù sopra citata. Essa è affidata, come accade anche nei suoi saggi più ardui e ora a maggior ragione, a una straordinaria chiarità (e non solo chiarezza) di linguaggio e di pensiero.

Emergono, così, alcuni lineamenti del volto di Cristo e altrettante sottolineature del suo messaggio care a Galimberti: ad esempio, il presente come terreno d’incontro col divino e con la salvezza, contro ogni decollo verso cieli mitici o futuri. Dichiarava Gesù a Nicodemo: «chi fa la verità viene verso la luce», varcando così la frontiera solo contemplativa del vero, tipica della cultura greca. L’amore non tanto verso il prossimo ma facendosi prossimo dell’altro è la conseguenza naturale di quella concezione. E ancora, la lotta contro l’ipocrisia religiosa per il primato della fede con la critica di un cristianesimo «imperiale» e «coloniale». Il rigetto della «mondanizzazione della fede evangelica ridotta ad agenzia etica», insita in una certa tradizione ecclesiale.

E altro ancora, soprattutto nel marcare la dialettica radicale tra religione e fede, tanto da invitare il cristianesimo a «un esodo da sé stesso… dato che la sua parola si è fatta più normativa che profetica…, più pastorale di quel che resta del gregge che evangelica».

Alla fine, rimane la parola di Cristo, simile a seme fecondo e a spada affilata, che non può essere incatenata, come riconosceranno impotenti le guardie che erano state comandate di arrestarlo: «Mai un uomo ha parlato così!» ( Giovanni 7, 46 ).

 

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