26 Lug L’equilibrio tra teoria economica e riflessione filosofica
Platone, nel suo dialogo “Timeo”, descrive l’universo come un organismo vivente e perfettamente bilanciato grazie alla disposizione ordinata degli elementi. Aristotele, invece, nella “Metafisica”, discute l’equilibrio come una qualità, sostenendo che la giusta misura sia la chiave per una vita virtuosa. Più recentemente, John Rawls, nell’influente libro “Una teoria della giustizia”, propone una visione dell’equilibrio applicata alla struttura della società. La giustizia come equità di Rawls si basa su due principi: il primo garantisce la parità di diritti fondamentali per tutti, mentre il secondo permette le disuguaglianze economiche solo se ne beneficiano i meno avvantaggiati.
Nel 2010, nel suo intervento da Rettore dell’Università Bocconi in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, il Prof. Guido Tabellini osservava che gli Stati possono trovarsi in un “equilibrio inefficiente”, cioè in una situazione in cui gli incentivi individuali e le aspettative circa i comportamenti altrui sono allineati e spingono i singoli ad agire in modo controproducente per la collettività: si è in presenza di quello che potremmo definire un fallimento delle istituzioni. Le crescenti disuguaglianze possono trasformare le democrazie in “post-democrazie” (come descritto da Colin Crouch) o in democrazie sfigurate (secondo Nadia Urbinati). Questo implica un deterioramento del rapporto tra potere economico e politico, con gravi conseguenze per il funzionamento democratico.
Il concetto di equilibrio diventa dunque fondamentale per il benessere collettivo. L’equilibrio, tuttavia, non è solo una questione di bilanciamento economico, ma coinvolge anche aspetti sociali, culturali e ambientali. Una componente essenziale per raggiungerlo è la responsabilità collettiva, intesa come il dovere condiviso di promuovere il benessere comune e di ridurre le disuguaglianze.
La responsabilità collettiva implica che ogni individuo, istituzione e comunità debba contribuire alla costruzione di una società equa e giusta. Questo concetto si basa sull’idea che siamo tutti interconnessi e che le nostre azioni hanno un impatto sugli altri. Le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo cruciale nella promozione dell’equilibrio e della responsabilità collettiva, potendo fungere da intermediari tra i cittadini e le istituzioni e facilitando il dialogo e la collaborazione. Attraverso iniziative di advocacy, sensibilizzazione e supporto comunitario, la società civile può contribuire a costruire una società più equa e giusta.
Ponendo uno sguardo al futuro, è essenziale continuare a sviluppare e implementare politiche e pratiche che promuovano l’equilibrio e la responsabilità collettiva. Questo richiede un impegno costante da parte di governi, imprese, organizzazioni della società civile e cittadini: solo attraverso un approccio integrato sarà possibile costruire una società più equa, sostenibile e armoniosa.
Andrea Santo