La Bellezza della Giustizia II. La città celeste

L’uomo bello perché giusto sarà chiamato quercia di giustizia (Is 61,3), in quanto affonderà stabilmente nel tempo le proprie radici e sarà capace di dare riparo ad una moltitudine di viventi. Si moltiplicherà, dunque. Particolarmente suggestivo a tal proposito appare l’ultimo versetto della pericope di Isaia 58:

[12] La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi.

Esso fa venire alla mente la ricostruzione dei legami sociali e dei valori fondanti nelle società inquinate dalle mafie, insieme al riutilizzo dei beni confiscati:

“La migliore forma di antimafia è il gusto del bello, del buono, del vero, mentre i membri delle cosche puntano sulla negatività, sulla paura, sulla menzogna. La mafia ha orrore della bellezza … Se eviteremo di essere schiavi della paura saremo anche capaci di gustare la bellezza di un paesaggio, di edificare città gradevoli e accoglienti, di moltiplicare esperienze positive nel tessuto comunitario. Se metti nel cuore della gente il senso del bello, il desiderio delle cose fatte bene – con cura e impegno – crescerà anche l’amore per la propria terra, la propria casa, la propria cultura. E vinceremo la paura della mafia!” (Bregantini, 2011)

E il profeta, appunto, non tacerà fino a quando la città non sarà più abbandonata né devastata, ma, rinnovata e ricercata, ci si potrà compiacere di essa quale sposa splendente come una stella e bella come una magnifica corona e un diadema regale:

[Is 62,1] Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. [2] Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. [3] Sarai come una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. [4] Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. [12] E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata.

La città, quindi, rivestita di giustizia e salvezza, diverrà bella come una coppia di sposi adornata con diadema e gioielli:

[Is 61,10] Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli.

Il riferimento profetico alla città – bella perché giusta – ci conduce verso un ulteriore testo biblico, questa volta neotestamentario: l’Apocalisse. Qui, all’azione ultima di giustizia di Dio, segue la comparsa di quella Città che sarà dimora definitiva di Dio e degli uomini:

[Ap 21,2] Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. [11] Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.[18] Le sue mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. [19] Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. [21] E le dodici porte sono dodici perle. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.

Nella visione finale del regno messianico la giustizia e la bellezza si intrecciano e ne rappresentano la realizzazione.

sergio.ventura@cortiledeigentili.com, Maria Grazia Giordano

Bibliografia:

Bregantini Giancarlo, Non possiamo tacere. Le parole e la bellezza per vincere la mafia, Piemme, Milano, 2011.