11 Dic Il Natale nelle diverse religioni del mondo
Il periodo tra dicembre e gennaio è da sempre stato un momento di celebrazione, infatti a causa del buio protagonista delle giornate invernali, il 25 dicembre è il momento in cui si festeggia la rinascita del sole. Natalis Solis Invictis è infatti la celebrazione del solstizio di inverno e la nascita del sole dopo il giorno più corto dell’anno, nel mese della nuova luce, in cui l’anno vecchio volge al termine e ci si prepara all’arrivo del nuovo.
Nella religione cristiana il Natale è l’evento più importante che rappresenta l’arrivo della luce e la nascita di Gesù che porta ai fedeli il suo messaggio di speranza e di amore, manifestando la parola di Dio agli uomini. Ma ogni religione ha un suo Natale che viene celebrato in periodi diversi dell’anno e riunisce i fedeli in un’unica grande festività.
Il Natale musulmano, ad esempio, è il Mawlid, uno dei giorni più sacri dell’Islam, ovvero la festa del Profeta che cade nel dodicesimo giorno del mese lunare di rabi’ al-awwal, e commemora la nascita di Maometto in una data che varia di anno in anno. La festa viene celebrata con la chiusura delle scuole e il riposo dal lavoro, riunendosi a cena con parenti e amici, scambiandosi auguri di pace e intonando canti religiosi.
Per i buddisti il Natale è rappresentato dalla festa di Vesak che celebra la nascita, l’illuminazione e la morte di Buddha e che solitamente si svolge a maggio. Le celebrazioni variano in base al Paese in cui hanno luogo ma ci sono alcuni punti comuni: non uccidere qualsiasi forma di vita e seguire un regime vegetariano per tutto il giorno, occuparsi dei meno fortunati offrendo pasti ai bisognosi e portare fiori e candele ai piedi del Buddha nei templi. Nei giorni del Vesak i buddisti ricercano un legame speciale tra umano e divino nella prospettiva di raggiungere una vita nuova e illuminata, e omaggiano il Buddha ripercorrendone la vita e gli insegnamenti.
Tra ottobre e novembre cade invece il Diwali una delle feste più importanti dell’induismo che dura cinque giorni e che per la sua importanza può essere associata al Natale cristiano. La festa della luce, così viene anche chiamata, prevede l’usanza di accendere numerose lampade di argilla fuori dalle case per simboleggiare la luce interiore che protegge dall’oscurità e per celebrare la vittoria del bene sul male.
In ultimo troviamo la celebrazione del Natale ebraico, l’Hanukkah detta anche la festa delle luci. Una ricorrenza che cade a metà dicembre e dura 8 giorni, in cui si celebra il miracolo dell’olio che per otto giorni ha illuminato il tempio riconquistato dagli ebrei a Gerusalemme.
La luce, sinonimo di bene e di fede, accomuna quindi la maggior parte di queste festività religiose e rappresenta l’elemento cardine intorno al quale sono nate e si sono evolute le varie celebrazioni. Una luce che fa vivere e indica la strada, che dona calore e amore.
«Dove c’è amore, emerge una luce nel mondo; dove c’è odio, il mondo è nel buio.» recitava Papa Benedetto XVI durante la messa di mezzanotte del Natale del 2005. «Sì, nella stalla di Betlemme è apparsa la grande luce che il mondo attende. In quel Bimbo giacente nella stalla, Dio ha mostrato la sua gloria – la gloria dell’amore, che dà in dono sé stesso e che si priva di ogni grandezza per condurci sulla via dell’amore».