Il significato delle tradizioni natalizie

Sabato 3 dicembre con l’accensione delle luci sono stati inaugurati a Piazza San Pietro l’albero e il presepe e questo tradizionale momento costituisce ogni anno un motivo di partecipazione e gioia. Nella stessa giornata i donatori dell’albero di Natale e del presepio allestiti in Piazza San Pietro sono stati ricevuti da Papa Francesco nell’aula Paolo VI. «Vi ringrazio per il dono di questi simboli natalizi, su cui si poserà lo sguardo di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo», ha detto il Papa. «Vorrei rivolgere un pensiero speciale agli artigiani del legno, che hanno scolpito le statue del presepe; ai ragazzi della struttura Quadrifoglio di Rosello, che hanno realizzato parte degli addobbi dell’albero».

La simbologia del Natale è una parte fondamentale della festa più importante dell’anno, che celebra la nascita del Figlio di Dio, ed è quindi importante conoscerla bene. Qual è e da dove ha origine il significato delle tradizioni natalizie?

Tutti i cristiani festeggiano la nascita di Gesù Cristo, il Figlio di Dio che si fece uomo, il 25 dicembre. Il termine “Natale” deriva dal latino cristiano “natalem”, per ellissi di “Diem natalem Christi” (giorno di nascita di Cristo), a sua volta da “natalis”, participio perfetto del verbo latino “nasci” (nascere). Il termine “Natalis” veniva utilizzato nel calendario romano già per molte altre festività, quali il Natalis Romae, che il 21 aprile commemorava la nascita dell’Urbe. La festa del Natale si sovrapponeva approssimativamente alle celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani (dal 17 al 23 dicembre). Il 25 dicembre corrispondeva quindi alla celebrazione pagana del solstizio d’inverno, “Natalis Solis Invicti”, la nascita del nuovo sole che, dopo la notte più lunga dell’anno ritornava a splendere. È un antico documento, il Cronografo dell’anno 354, ad attestare il festeggiamento di questa festa a Roma proprio il 25 dicembre. La tradizione pagana, molto sentita dal popolo, durante cui gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni e che coincideva con le ferie di Saturno, assume un nuovo significato dal momento in cui in questo giorno viene celebrata la nascita di colui che è il Sole vero, la luce del mondo. I tradizionali regali natalizi richiamano anche i doni che i pastori e i Re Magi portarono a Gesù Bambino ancora nella mangiatoia.

Un simbolo che continua ad affascinare piccoli e grandi, ma che non tutti sanno cosa rappresenta davvero dal punto di vista religioso, è l’albero di Natale. Il suo significato cristiano non risale però al solstizio d’inverno, ma ad una tradizione medievale, cioè alle rappresentazioni dei misteri che mettevano in scena nella Santa Notte, davanti ai portali delle Chiese, la storia del peccato originale nel Paradiso. Nella Bibbia non è indicata la specie dell’albero, che era una pianta locale a seconda delle diverse zone, per esempio in Germania era il melo e per questo la mela è stata poi identificata come “frutto proibito”. Nella tradizione nata nel Nord Europa infatti, l’albero cristiano era ornato con ostie e mele, richiamo all’abbondanza e alla fertilità per l’anno seguente. Successivamente fu scelto l’abete sempreverde, dal momento che trovare un melo fiorito il 24 dicembre era difficile. All’abete si appesero le mele e così venne conferito all’albero di Natale il suo significato cristiano. Nella notte di Natale il peccato dell’uomo viene espiato per mezzo dell’incarnazione di Cristo. Ecco quindi che l’albero di Natale è inteso sia come albero della vita, piantato al centro dell’Eden, sia come albero della croce dal momento che Cristo è il vero albero della vita che ha liberato l’uomo dal peccato.

Anche le tradizionali decorazioni che le persone appendono sull’albero di Natale hanno un significato e un’origine ben precisi. La stella, per esempio, rappresenta la guida che ha condotto i Re Magi da Gesù. Seguirono la sua luce per trovarlo ed è infatti uno dei simboli più riconoscibili della festa. Anche le candele, che venivano usate per illuminare l’albero prima di essere sostituite dalle luci elettriche, rappresentavano la luce delle stelle e in particolare della stella di Betlemme, oltre a ricordarci di essere luce per gli altri. Un albero verde e rigoglioso durante un freddo inverno rappresenta la speranza, un simbolo naturale di Dio, l’opportunità della vita eterna. Simboleggia quindi la nuova vita anche una delle piante più prospere durante l’inverno: la Stella di Natale, pianta sempreverde originaria del Messico, così come l’agrifoglio, le cui foglie verdi e spinose, che richiamano la corona di spine posta sul capo di Gesù, durano tutto l’anno. In alcune lingue scandinave questa particolare pianta è infatti chiamata “Cristo-spina”.

Cosa significa invece “presepe” e a quando risale la tradizione di allestirlo? Il termine viene dal latino praesaepe, cioè mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini. È composto da “prae” (innanzi) e “saepes” (recinto), quindi luogo che ha davanti un recinto. Un’altra ipotesi fa nascere invece il termine da “praesepire” cioè recingere. Il presepe ci mostra quanto il Figlio di Dio sia semplice e familiare, vicino a ciascuno di noi. Entrando nelle nostre case con la sua genuina povertà, ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale, e a purificarci dall’aspetto più frenetico, consumistico e commerciale che inquina le nostre giornate. Fu San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò la prima rappresentazione della Natività a Greccio con l’autorizzazione di Papa Onorio III. Dopo un viaggio a Betlemme da cui rimase particolarmente colpito, Francesco volle rievocare la scena della nascita di Cristo in un luogo che trovava simile alla città palestinese, per l’appunto Greccio. Ecco come ebbe origine la tradizione, all’inizio solamente italiana, del presepe. Al contrario di come saranno poi le rappresentazioni successive della Natività, nella prima non erano presenti la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Bambino ma solamente una mangiatoia con della paglia e il bue e l’asinello.

Ecco che allora, come scriveva l’allora cardinale Joseph Ratzinger, «Quasi tutte le usanze prenatalizie hanno la loro radice in parole della Sacra Scrittura. Il popolo dei credenti ha, per così dire, tradotto la Scrittura in qualcosa di visibile». Se vogliamo festeggiare davvero il Natale queste tradizioni hanno lo scopo di aiutarci ad abbassarci e a riscoprire «la piccolezza di Dio, che non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla. Per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, farsi piccoli». Ed infatti la raccomandazione di Papa Francesco per questo Natale è stata che «tra i doni posti sotto l’albero non dovrà mancare il dono per i poveri».

 

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