Il Cortile di ‘Alvise’

L’idea è nata ad Assisi, nell’autunno 2012, quando la cittadina umbra ha ospitato il Cortile dei Gentili sul tema “Dio, questo sconosciuto”. Guardando i giovani mi pareva di vedere persone approdate lì senza sapere bene perché, ma con una curiosità e una disponibilità evidenti. I ragazzi di oggi sono più abituati di quanto lo fossimo noi adulti alla loro età ad avere uno sguardo aperto sul mondo: gli altri esistono! E sono raggiungibili anche con un clik…

Tornata tra i banchi del Liceo nel quale insegno, ho cercato di capire in che modo per questi giovani gli altri esistano. Le discussioni svolte hanno rivelato una capacità generale di avvertire l’altro che ha aperto alla necessità di rinnovare la riflessione sulle parole ascolto, dialogo e rispetto. Uno sguardo alla bellezza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, uno al ‘celestiale’ Discorso della Montagna (Mt 5) e le giovani menti si sono rivelate un terreno buono, creativo, lontano dalle banalità. Così, lo scorso anno, ha preso corpo in tre tappe l’idea del “Cortile di Alvise” – dal nome dell’illuminato patrizio veneto Alvise Cornaro al quale il Liceo è dedicato.

Prima tappa: informare i ragazzi di un ‘luogo’, il Cortile dei Gentili, pensato proprio per favorire l’incontro tra donne e uomini alla ricerca di risposte sul loro essere e sui sentimenti più profondi e condivisi. Un luogo libero nel quale le differenze sono percepite come ricchezza. Il dialogo tra il presidente Napolitano e il cardinal Ravasi, svoltosi nell’incontro di Assisi, ha facilitato il chiarimento degli intenti che si pone il Cortile dei Gentili. Non solo credenti e non credenti in dialogo, ma persone in dialogo con la loro umanità.

Seconda tappa: comprendere Assisi come “Città della Pace” e del dialogo. Qui, con l’incontro mondiale delle religioni del 27 ottobre 1986, Papa Giovanni Paolo II ha concretizzato quanto auspicato da quei documenti del Concilio Vaticano II che hanno aperto i credenti al dialogo. Sempre qui, Benedetto XVI ha voluto che si svolgesse una nuova riunione dei capi delle religioni mondiali per i venticinque anni dal primo grande incontro.

Terza tappa: quattro giorni intensi di visite storico-artistiche e di laboratori nei luoghi di Chiara e Francesco. Ogni luogo, infatti, ha ispirato un tema pensato come condivisibile da tutti i giovani. Basilica di San Francesco: di Dio parlano tutti, credenti e non credenti, ma come Lo ‘dipingerebbero’? Qui i ragazzi hanno potuto riflettere sul mistero che avvolge la vita. Un luogo, una situazione, un profumo, un colore, possono esprimere ciò che abbiamo dentro. Il verde della natura, il rosa dorato degli edifici di Assisi, il bianco della luce, il blu del cielo: perché i colori degli affreschi di Giotto sono i colori della vita. Chiesa di San Francesco di Assisi Rivotorto, il Tugurio e la Basilica di Santa Maria degli Angeli, la Porziuncola: qui Francesco incontra per la prima volta la ragione delle sue scelte di vita; qui Chiara incontrerà Francesco e i suoi compagni ed affronterà una vita totalmente nuova. Da che cosa vogliono e devono ‘fuggire’ i giovani oggi? Basilica di Santa Chiara: c’è davvero troppo rumore nel mondo. Impariamo cos’è il silenzio. Il laboratorio è iniziato con cinque minuti di silenzio, di contemplazione della natura e di riflessione su di noi. Molti tra i ragazzi hanno fatto questa esperienza per la prima volta e hanno testimoniato che, dopo i primi istanti di disagio, hanno finalmente ‘sentito’ ciò che li circondava. Chiesa di San Damiano: la cultura nasce dal cuore. In questo luogo Francesco, di modesta cultura, detta a Chiara il Cantico di Frate Sole. Quale rapporto tra i giovani e la cultura? Eremo delle Carceri: Francesco era ascoltato dagli animali: come possiamo ascoltare oggi quello che ci dice la natura?

L’esperienza è stata bellissima e formativa, anche per noi insegnanti. Ma più importanti ancora sono state le osservazioni degli studenti. Quelle riportate alla fine dei laboratori in loco e quelle comunicateci a scuola hanno confermato la riuscita dell’esperienza “in quanto siamo stati a contatto con la natura e abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci su tematiche spirituali che altrimenti non avremmo affrontato in modo così approfondito. Gli stessi professori sono sembrati, in questo contesto, più umani…”

Maria Brigida Simonetti