Gli orizzonti dell’intelligenza artificiale

Continua il dialogo sull’intelligenza artificiale con il “Cortile dei Gentili – Homo Sapiens e Machina Sapiens”, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e che si è tenuto martedì 5 settembre presso il Palazzo Borromeo.

L’incontro nasce come un modo per approfondire gli spunti di riflessione sorti in un precedente dibattito sul tema – “Intelligenza artificiale: una sfida etica?” – durante il quale importanti personalità del mondo accademico, scientifico e tecnologico si sono confrontate sul futuro di questo grande “cantiere in corso”.

Ad aprire l’incontro il Cardinale Gianfranco Ravasi che, dopo aver raccontato l’ampiezza dei vari orizzonti del “Cortile dei Gentili”, si è soffermato su quello della scienza, scomponendolo in tre rami: “La genetica, le neuroscienze, con tutte le implicazioni legate al nesso anima-mente-cervello e l’intelligenza artificiale. Siamo di fronte a nuove impostazioni che pongono grappoli di domande sull’identità umana. Ma come disse Picasso nell’era del “paleolitico informatico” i computer sono inutili. Ti sanno dare solo risposte, mentre la genialità dell’uomo è la capacità di interrogare”.

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La parola è passata poi ai relatori; primo fra tutti Padre Paolo Benanti, presente già al precedente incontro sul tema, che ha di nuovo ribadito come sia necessario “un luogo dove diverse intelligenze si confrontino per gestire e regolamentare il funzionamento di questa innovazione facendola diventare opportunità di sviluppo secondo gli obiettivi del bene comune”. Roberto Vacca, invece, ha posto l’accento sulla questione morale e ha sostenuto che per essere etici gli uomini devono capire quello che fanno e prevederne le conseguenze. A tale scopo ha suggerito anche alcune regole da seguire: “cerca di prevedere tutti gli effetti di ogni tua azione; se non sai chiedi consiglio a esperti; immagina soluzioni paradossali, valuta conseguenze e rischi; utilizza solo prodotti tecnologici veramente utili, molti non lo sono”.

“La macchina non potrà mai sviluppare l’arte, l’inventiva o la filosofia”, è invece la posizione nettamente scientifica di Giancarlo Susinno, che ha poi aggiunto: “Quello che possiamo fare è tentare di creare la possibilità di avere accesso a una quantità enorme di dati e di memoria. Sono certo che si potrà fare ma ci sono dei rischi; le informazioni potrebbero divenire non accessibili a tutti, i dati diventeranno sempre più merce preziosa”. Per Barbara Henry forse ci troviamo in un’inedita stagione di dialogo tra filosofia, scienza e teologia. La studiosa ha trovato il vero pericolo della questione nel “transumanesimo che si pone come visione iperilluministica, trasformando l’abbandono della nostra condizione corporea, finita, in un superamento dell’umano, come un passo da superare per diventare pure essenze razionali. È necessaria quella dimensione di ascolto e riflessione che ci offre il linguaggio sapienziale e teologico”.

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