22 Nov Come rendere più umana la vita nel carcere?
Cosa si può fare per rendere più umana la vita nel carcere? Come risolvere questioni come la salute e la riabilitazione? Hanno ancora senso pene come l’ergastolo e l’ergastolo ostativo? Queste alcune delle domande fondamentali affrontate nell’ultima iniziativa del “Cortile dei Gentili” “Pena e Speranza. Carceri, riabilitazione, esecuzione della pena, riforme possibili”, alla Camera dei Deputati, lo scorso 16 novembre.
Durante questo incontro, il Cardinal Ravasi ha voluto dimostrare come il termine “pena” debba avere sempre due versanti: quello della giustizia, e quindi dell’applicazione della pena, e quello della conversione, intesa come catarsi, purificazione e, infine, rinascita. “Non c’è pena senza speranza”, ha detto Papa Francesco in occasione del Giubileo dei Carcerati. Infatti, la pena che non offre speranza è controproducente, ha spiegato il Porporato. Dopo di lui, l’on. Mario Marazziti, ha affrontato la questione dell’ergastolo: «È necessario prevedere anche per reati gravissimi la possibilità di essere ripresi in considerazione. Non intacca la certezza della pena che è un principio cardine. Rivedere non la pena, ma le modalità di esecuzione della pena, anche per l’ergastolo ostativo». Invece, il senatore Luigi Manconi ha sostenuto che non esiste diritto senza clemenza, senza la possibilità di risanare la ferita.
Per Luigi Ferrajoli, il diritto penale si giustifica come alternativa alla vendetta, alla violenza della legge del più forte. Ecco perché si domanda come il carcere possa essere la pena che lascia intatti i diritti fondamentali del detenuto. Luciano Eusebi, invece, ricorda che la Costituzione all’articolo 27 descrive una pena che deve tendere alla rieducazione e all’inclusione sociale. Glauco Giostra aggiunge che questo è possibile attraverso l’individualizzazione della pena e sottolinea che, chi esce dal carcere meritatamente prima, delinque meno. «L’ancora di speranza del detenuto è la tutela della vita nella sua completezza, la dignità è elemento sostanziale» ha ricordato Mauro Palma.
Significativo anche l’intervento del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, secondo il quale il Papa ha chiesto di tener conto della condotta dei detenuti. Secondo lui, il riconoscimento della buona condotta è già nella riforma. Ecco perché, occorre lavorare insieme per costruire un sistema di misure alternative per recuperare una dimensione individualizzata della pena.
Per dare seguito all’iniziativa ed arrivare a toccare con maggiore concretezza la realtà oggetto del dialogo, il “Cortile dei Gentili” il prossimo giovedì 24 novembre – ore 10:00/12:30 – sarà a Regina Coeli per dare voce ai primi interessati, i detenuti, coloro che vivono la quotidianità del carcere con tutte le sue criticità. Presenti all’incontro saranno il Cardinal Ravasi, il Ministro Orlando, l’onorevole Marazziti e l’Imam Sami Salem, nonché Flavio Insinna, Fiamma Satta, Nicoletta Braschi, Christian Medda e Daniele Lepantini.