Amato: “La scienza non giochi a fare Dio”

La Consulta Scientifica del “Cortile dei Gentili” ha elaborato uno studio su “L’Intelligenza Artificiale: distingue frequenter. Come giungere a una comunanza etica della società del pluralismo“.

A seguire un estratto della prefazione del Prof. Giuliano Amato.

È il diritto che deve stabilire in quali attività non c’è nulla di male che l’IA, oltre ad esserci di aiuto, arrivi anche a sostituirci – si tratti della raccolta dei precedenti, in medicina come nel diritto, si tratti dell’effettuazioni di operazioni complesse, che essa può fare in tempi molto rapidi – in quali attività invece deve esserci sempre alla fine la decisione umana – si tratti dell’uso di armi in un teatro di guerra, si tratti della condanna penale di un imputato. E le ragioni abbondano sull’uno e sull’altro versante.

Per converso solo la coscienza dei ricercatori li può fermare in quel “playing God” che è già iniziato e che porta, da un lato a produrre (o meglio, a cercar di produrre) ampliamenti senza limiti delle potenzialità umane, ben oltre, ad esempio, la neutralizzazione di malattie ereditarie, dall’altro a dare alla IA, via reti neurali, emozioni, sentimenti, pensieri sul futuro.

La coscienza. È questo il capitolo più delicato, anche per la messa alla prova della nostra aspettativa di incontro fra premesse valoriali diverse. Ma le domande, alla fin fine, sono soltanto della teologia cristiana? Solo per i credenti vi è una ragione che impedisce di sfuggire alla nostra finitezza? Solo per Agostino e per chi ne condivide la fede la radice del male è porre l’io al di sopra di tutto? L’hybris è punita soltanto perché viola le leggi degli dei, o perché contrasta con i principi universali della convivenza umana?

Lascio a chi legge le risposte (ritenendo peraltro trasparenti le mie). Posso solo concludere che, se tutto questo è sufficientemente condiviso, se da un lato la società con le sue leggi, dall’altro la ricerca con il suo codice morale sapranno tenere le barre loro affidate, potremo con tranquillità fidarci della IA: avvalerci dei suoi benefici, non drammatizzare le nostre difficoltà nel distinguere l’Incompiuta di Schubert da quella in parte compiuta dal computer, imparare a capire, parlandoci, quando uno studente ha scritto il suo paper, quando se lo è fatto scrivere da ChatGPT. Non sarà questo a portarci nelle acque dove, secondo padre Dante, finirebbe per richiudersi sovra di noi il mare. Quelle acque sono più avanti e tocca a noi, a tutti noi, evitare che l’umanità ci arrivi.