08 Nov Una riflessione epistemologica sul Discorso di Ratisbona
Lo speciale “Quel che resta di Ratisbona” è a cura di Gabriele Palasciano. Un testo di Roberto Giovanni Timossi*.
«Essi, infatti, fanno ciò non perché siano provvisti di qualche forza, ma per tirare dalla loro parte una moltitudine di persone in nome della ragione». Così si esprime Agostino nel De utilitate credendi difendendo il magistero cattolico contro i manichei, sottolineando in particolare come la fede non comporti l’abbandono del raziocinio da parte del credente e quindi indirettamente come il Dio dei cristiani non sia avulso dal logos, dalla ragione. A questa tradizione, che affonda le proprie radici nella filosofia patristica e poi trova la sua migliore espressione nella scolastica di Anselmo d’Aosta e Tommaso d’Aquino, può sicuramente essere ricondotto quello che è ormai noto come Discorso di Ratisbona, ossia la lectio magistralis sul tema Fede, ragione e università tenuta da Benedetto XVI all’Università di Ratisbona il 12 settembre 2006. La consonanza del papa emerito con il pensiero di Agostino è d’altronde confermata anche dal richiamo biblico al roveto ardente di Esodo 3,14, nel quale Dio si rivela come «Io sono», come l’«Essere per essenza» che per il vescovo di Ippona, nella migliore tradizione neoplatonica, risulta l’espressione stessa della razionalità. Il Logos si comunica a noi in modo ragionevole, poiché la «Ragione creatrice» e salvifica si comunica alla ragione umana in modo che quest’ultima possa comprenderla.
Non a caso, all’inizio del Discorso, Joseph Ratzinger si domanda se la convinzione che agire contro la ragione risulti in contraddizione con la natura di Dio sia soltanto un pensiero greco oppure abbia valore universale e conclude nel seguente modo: «Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, il primo versetto dell’intera Sacra Scrittura, Giovanni ha iniziato il Prologo del suo Vangelo con le parole: “In principio era il Logos”. È del resto noto che il Logos, che ha contemporaneamente il significato di “ragione” e di “parola” (verbum per la Vulgata), per i cristiani e talvolta non solo per i cristiani è Dio o proviene da Dio; pertanto Giovanni con ciò ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio […]: in principio era il Logos, e il Logos è Dio, ci dice l’evangelista». Insomma, l’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non è casuale e non è ovviamente neppure vero che in questo modo il Cristianesimo sia stato snaturato dalla commistione col pensiero greco, bensì – come ha sostenuto autorevolmente Étienne Gilson – alcuni concetti e termini di origine greca sono stati acquisiti dai primi cristiani per venire poi profondamente modificati nei loro riferimenti semantici. Da tale punto di vista, per Benedetto XVI anche la traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei Settanta risulta «più di una semplice traduzione del testo ebraico: è infatti una testimonianza testuale a se stante e uno specifico importante passo della storia della Rivelazione, nel quale si è realizzato questo incontro in un modo che per la nascita del Cristianesimo e la sua divulgazione ha avuto un significato decisivo». […]
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*Roberto Giovanni Timossi è un filosofo impegnato nella ricerca e nel confronto interdisciplinare tra filosofia, teologia, religione e scienza. Ha svolto attività di ricerca e di insegnamento presso l’Università di Genova. In particolare, si è dedicato ai problemi dell’esistenza di Dio, della razionalità della fede e dell’ateismo nel loro rapporto con le moderne conoscenze scientifiche. Fa parte del Comitato scientifico di SISRI (Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare) e del Comitato di Gestione della Compagnia di San Paolo di Torino. Editorialista di “Avvenire” e articolista de “La Civiltà Cattolica”, ha pubblicato: Prove logiche dell’esistenza di Dio da Anselmo d’Aosta a Kurt Gödel (Marietti 2005), L’illusione dell’ateismo. Perché la scienza non nega Dio (San Paolo 2009); Imparare a ragionare. Un manuale di logica (Marietti 2011); Decidere di credere. Ragionevolezza della fede (San Paolo 2012); Nel segno del nulla. Critica dell’ateismo moderno (Lindau 2015).