Stati
febbrili

Molti genitori, appena notano una linea di temperatura nei loro figli, si mostrano preoccupati. La febbre è sì un sintomo di possibili infezioni, ma anche la prova che il sistema immunitario sta reagendo bene. La febbre, infatti, è una risposta fisiologica efficace per varie ragioni. Una di esse è che il tasso di replicazione dei batteri e dei virus è calibrato sulla temperatura corporea dell’ospite. Innalzandola, i processi metabolici di quest’ultimo rallentano e questa diminuzione offre un vantaggio ai sistemi immunitari dell’ospite, in quanto il tasso di riproduzione degli organismi aggressori non è più ottimizzato.

I meccanismi esatti che permettono all’organismo di decidere se e quando innalzare la temperatura corporea sono conosciuti solo in parte. Di sicuro, il centro di comando si situa nell’ipotalamo che integra informazioni da tanti percorsi biochimici. Uno di questi è collegato con le prostaglandine. Proprio per questo, i farmaci antiinfiammatori non steroidei (o FANS, come l’aspirina) hanno proprietà antipiretiche, in quanto contrastano proprio la produzione di alcune prostaglandine. E poiché queste ultime sono anche coinvolte nella sensazione del dolore e nei processi di coagulazione del sangue, l’aspirina è anche un antidolorifico e, a basso dosaggio (la baby-aspirin), previene le trombosi.

Con così tanti benefici, non sorprende che la sintesi dell’acido acetilsalicilico – conosciuto sin dai tempi di Ippocrate, che era al corrente di cure con una polvere amara di corteccia di Salix alba – abbia causato rivalità fra i pionieri della chimica organica. Il primo a sintetizzarla e brevettarla fu Charles Gerhardt (1816-1856) che aggiunse un acetile (COCH3) all’acido salicilico; ma, fu grazie a Felix Hoffmann (1868-1946) che la Bayer poté produrla in quantità industriale sotto il nome leggendario di aspirina. Non fu il solo colpo grosso che contraddistinse la carriera di Hoffmann, a cui riuscì anche la doppia acetilazione di un alcaloide abbondante nel lattice del Papaver somniferum, la morfina; e, nonostante la diacetil-morfina fosse stata scoperta da Alder Wright (1844-1894), la Bayer procedette alla sua commercializzazione sotto un altro nome alquanto celebre: “eroina” (la cui vendita fu proibita a partire dagli anni trenta).

Veleni e farmaci sono imparentati non solo etimologicamente (infatti, ϕάρμακον “farmacon” vuol dire al contempo rimedio e veleno) ma sostanzialmente, come lo aveva predetto Paracelso (1493-1541): «Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto». Forse più che di dose, si trattava soprattutto di forma, ma di certo, tutti i medicamenti sono farmaci ma non tutti i farmaci sono medicamenti.