Mettersi a dieta
di fosfati

Il Vaticano si classifica al 194esimo (e quindi ultimo) posto della graduatoria delle nazioni secondo la superfice del territorio; al 192esimo posto, si trova uno Stato insulare: Nauru. Nel XIX secolo, tale isola del Pacifico era usata principalmente dal traffico marittimo (soprattutto dalle baleniere) come porto di rifornimento. Agli inizi del XX secolo, furono scoperti ricchissimi giacimenti di fosfato che non solo ricoprivano l’intera superficie dell’isola, ma che erano di facile estrazione con la tecnica del strip mining (miniera di superficie). Poiché il fosfato è un elemento ad ampio uso nell’industria chimica e farmaceutica, gli imperi coloniali europei si interessarono da vicino alla piccola isola. Persa dell’Impero tedesco e affidata alla Corona Britannica dopo la Prima Guerra Mondiale, Nauru fu de facto amministrata dalla British Phosphate Commission che trasformò l’isola in una mina a cielo aperto.

Con l’indipendenza, nel 1968, i profitti ricavati dall’estrazione dei giacimenti fecero di Nauru, per un breve periodo, il Paese con il più alto Prodotto Nazionale Lordo per abitante e, sebbene la redistribuzione degli introiti non fosse ugualitaria, i nauruani ricevettero royalties a sufficienza per condurre vite confortevoli senza lavorare. L’oziosità spinse gli abitanti a cambiare drasticamente il loro regime alimentare, abbandonando la sana dieta di pesce, verdura e frutta che li aveva sostentati per secoli, a favore di alimenti altamente calorifici ma poco nutritivi (junk food). La sovrabbondanza di cibo spazzatura ha oggi valso a Nauru il primo (e poco invidiabile) posto nella classifica mondiale delle nazioni con la più alta percentuale di persone in sovrappeso (95%) e affette da diabete (31%). Allarmato, il governo si è messo al lavoro per sviluppare progetti che rovescino questa tendenza; ma il finanziamento di questi ultimi si rivela difficile da quando le risorse di fosfato non sono più commercialmente viabili (perché avendo esaurito il fosfato in superficie, bisognerebbe adottare l’underground mining con pozzi sotterranei). Per aggiungere la beffa al danno, le terre già sottoposte al strip mining non sono più arabili e quindi inutilizzabili per con coltivare cibi per la popolazione locale.

Se ci fossero ancora dubbi sull’intuizioni della Laudato Si’ in merito all’interconnessione di tutte le attività umane sull’ambiente e sulle società, andrebbero ricordati i danni incalcolabili patiti dalla povera Nauru causati dal cinismo politico, dall’avidità economica e dall’irresponsabilità ambientale di tutti noi che per anni, abbiamo riempito i misurini delle lavatrici con una dose extra di detersivo ricco di fosfati (oggi proibiti) per rendere ancor più bianchi i nostri bei vestiti.