Metodo giusto, risposta sbagliata

Nell’immaginario comune, l’alchimia (dall’arabo al-kimiya, che probabilmente deriva o dal greco khemeia, “mescolanza di liquidi”, o dal copto kehmet, “terra scura”) è di solito connessa con superstizioni sulla possibilità di trasmutazione di metalli comuni (il piombo) in metalli nobili (l’oro) o la preparazione di magici elisir (sempre dall’arabo, al-Iksīr) di lunga vita. Questa fama deriva dal fatto che l’alchimia, importata nel XII secolo in Europa da Roberto di Chester, era una forma di proto-scienza sostenuta da filosofie e credenze esoteriche. Il termine “proto-scienza” è corretto, poiché la scienza sperimentale della chimica analitica è derivata dall’alchimia. Questa evoluzione è abbastanza ben documentata, visto che passò per una trasformazione decisiva nel XVII secolo.

Tale punto di svolta si ebbe con Johann Joachim Becher (1635-1682), che ebbe l’audacia di rimettere in questione la divisione degli elementi di base che Empedocle aveva postulato – l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra – proponendo di rimpiazzare il fuoco e l’aria e con tre tipi di terra: la terra lapidea, la terra fluida e la terra pinguis. Poiché, secondo Becher, solo quest’ultima aveva proprietà combustibili, Georg Ernst Stahl (1659-1734) diede vita alla “teoria del flogisto” (dal greco flos, fiamma): un putativo elemento universale contenuto in tutti i corpi infiammabili che, quando bruciati, si disperdeva. Stahl compì allora un passo eccezionale: sperimentare la “calcinazione” conosciuta in alchimia (il riscaldamento ad alta temperatura in presenza dell’aria) pesando i reagenti prima e dopo la combustione, per calcolare la quantità di flogisto emessa e inoltre, verificare se le variazioni di condizioni (volume, pressione) avevano un effetto sui risultati. La chimica analitica era nata e l’alchimia condannata a scomparire.

Adulato nel suo tempo, Stahl era considerato alla pari di Newton e di Leibniz, con cui intrattenne accesi dibattiti. Ma quando Antoine-Laurent de Lavoisier dimostrò la legge di conservazione della massa (confermando così l’infondatezza del flogisto), il nome di Stahl (che aneddoticamente significa acciaio) venne associato all’oscurantismo e i suoi trattati derisi per il loro latino farcito di germanismi. Per fortuna, Immanuel Kant venne in sua riscossa difendendone la fama, in quanto aveva capito che, sebbene la teoria del flogisto si fosse rivelata un fallimento, essa aveva permesso un enorme balzo in avanti nella ricerca di metodologie coerenti e la raccolta di dati misurabili. Trovare il metodo giusto per rispondere a una domanda vale di più che proporne una risposta sbagliata.