L’Ora dei Gentili: per una Teologia del Cortile…

Mentre in superficie si susseguono i Cortili degli Studenti dedicati a tematiche di interesse giovanile – la musica, l’ateismo, l’economia, la speranza -, e le scuole si organizzano per il nuovo Concorso nazionale – dopo il primo su ‘La Via della Bellezza’ -, da ormai più di un anno nei meandri delle aule italiane questo blog porta avanti, sotto forma di ‘biblioteca virtuale’, il tentativo di pensare nuovamente ed altrimenti – insieme agli studenti – la distinzione tra pensiero credente, agnostico ed ateo, contaminandoli l’uno con l’altro.

Alcuni alunni che noi insegnanti ci troviamo di fronte sui banchi si professano infatti atei o agnostici, di quelli credenti cattolici una parte è tale solo genericamente o sta lentamente maturando da una fede abitudinaria ad una fede pensata, infine altri appartengono a diverse confessioni cristiane o ad altre religioni. Il contesto in cui si svolge il nostro insegnamento può oscillare quindi tra due visioni speculari ed opposte: la prima corrisponde ad un atteggiamento d’ignoranza o d’indifferenza verso il sapere teologico, la seconda a un neo-fideismo non pensante. Entrambe, non a caso, vedono la complessità della fede come qualcosa di spiazzante o addirittura urtante.

L’esperienza didattica, però, ha dimostrato che entrambi gli atteggiamenti possono essere avvicinati con un metodo dialettico e, come nella mistica, paradossale. Tale metodo, innanzitutto, accoglie con giudizio ‘misericorde’ le istanze emozionali-esperienziali degli alunni insieme a quelle intellettuali-razionali e spirituali, ed assume sia le loro domande radicali, a volte critiche o aggressive, sia la loro difficoltà a formularle per paura di scoprirsi troppo. Questi atteggiamenti – che potrebbero apparire negativi ma che amiamo definire ‘notturni’ – costituiscono infatti segni dei tempi che ci provocano a pensare (teologicamente) meglio e in comune (cioè senza risposte preconfezionate), e ci invitano a formulare, nel complesso contesto attuale, un linguaggio (teologico) sensato e significativo, capace di ‘parlare a’ e di far ‘parlare tra’ di loro, ma sul crinale, le persone credenti, atee, agnostiche – capace quindi di toccare la ‘corda’ giusta per far risuonare la ‘musica’ adatta a trasfigurare ogni scontro in un confronto e – perché no? – in un incontro.

E’ “l’Ora dei gentili”, dunque, è (il) tempo di una “Teologia del Cortile”. E come nel Tempio di Gerusalemme vi era un luogo destinato al libero accesso dei pagani – pur separato dall’area sacra mediante una balaustra di pietra successivamente venuta meno in Gesù (Ef 2,14-16) -, così qui ci troviamo in una sorta di zona franca, ‘periferica’ (rispetto a due identità ‘de-centrate’) nella quale, come ‘danzando’ sul margine e sulla soglia, il Sacro si estro-verte, va sul terreno dell’altro, esce dalle proprie mura, abbatte gli steccati, cerca e trova sé al di fuori di sé, forse a volte ‘disperdendosi’ lievemente nel Profano, ma sempre per disseminarsi in esso: “si deve evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. È vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare degli incidenti. Però se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima” (card. Bergoglio).

L’idea che ci guida è che non vi sia una netta separazione tra la dimensione sacra e la vita profana, ma che il Sacro sia in realtà il Santo ‘santificante’, e la Vita stessa sia al contempo laica e ‘santificata’. Essa – la Vita – possiede delle istanze che portano tutti i protagonisti, come nella vicenda evangelica di Emmaus, a intraprendere viaggi nuovi, per sentieri non-interrotti, costringendo chiunque voglia teologare a non restare fermo in attesa del ritorno di qualche disilluso, ma a far peregrinare – camminare direbbe Francesco – le proprie idee là dove esse possano incontrare chiunque per qualsiasi motivo allontanatosi: “a coloro che si scandalizzavano quando Gesù andava a mangiare con i peccatori, con i pubblicani, Gesù dice: – I pubblicani e le prostitute vi passano davanti -, la cosa peggiore per quell’epoca. Gesù non li sopporta. Sono quelli che hanno clericalizzato – per usare un concetto facile da comprendere – la Chiesa del Signore. La riempiono di precetti e, lo dico con dolore – e se sembra una denuncia o un’offesa perdonatemi -, nella nostra regione ecclesiastica ci sono presbiteri che non battezzano i figli delle ragazze madri perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio. Questi sono gli ipocriti di oggi. Quelli che hanno clericalizzato la Chiesa, quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza. E quella povera ragazza che, potendo rimandare il proprio figlio al mittente, ha avuto il coraggio di metterlo al mondo, peregrina di parrocchia in parrocchia perché glielo battezzino” (card. Bergoglio).

“Ho imparato molto dai miei maestri, di più dai miei colleghi, la maggior parte dai miei discepoli” – dice un verso del Talmud – ed allora ci rivolgiamo “a voi quali veramente siete, illusionisti, viaggiatori, sirene e maghi” (George Melies in “Hugo Cabret”), per inchinarci ancora una volta a raccogliere i pensieri da voi lasciati sui via-vai proposti …

sergioventura@cortiledeigentili.com

Giuseppe Stinca

Mariagrazia Giordano