L’indifferenza che lascia soli i migranti

Sono anni che il tema dell’immigrazione è sotto la lente di ingrandimento di tutti. In Italia e in Europa siamo ormai abituati ai dibattiti sui flussi migratori: dalle navi delle ONG, ai lager libici, ai muri col filo spinato in Polonia. Tante informazioni in sequenza che rendono difficile un’analisi su un argomento così complesso e divisivo.

Stando ai dati del Ministero dell’Interno, gli sbarchi nel 2021 sono stati oltre 63mila, in aumento rispetto ai 32mila dell’anno pandemico e gli 11mila del 2019.

Il Trattato di Dublino, entrato in vigore nel 1997, prevede che il paese di approdo dei migranti sia anche quello a cui spetti il compito di accogliere l’immigrato, che a sua volta potrà presentare la richiesta d’asilo solo in quello specifico Stato Membro. Questo sistema ha mostrato le falle nei sistemi d’accoglienza dei singoli paesi, come dimostrano il caso di Mineo in Sicilia o Ventimiglia al confine tra Liguria e Francia. Un aspetto ancor più problematico di Dublino, è il disincentivo alla cooperazione a livello europeo. Essendo lo Stato d’arrivo a doversi occupare dell’accoglienza, i membri dell’Unione meno toccati dal problema difficilmente tendono a cooperare, come si è visto durante i grandi flussi che hanno investito Italia, Polonia o Grecia.

Se a livello istituzionale si discute del superamento del Trattato, bisogna invece registrare la debolezza del dibattito dal punto di vista umanitario, che dovrebbe essere ispirato da una domanda fondamentale: chi sono i migranti? A ricordacelo è Papa Francesco che durante la sua ultima visita a un campo profughi sull’Isola di Lesbo, in Grecia, si è espresso con fermezza sulla questione. “Si offende Dio, disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani”.

Parole formidabili, che richiamano ai valori cristiani: chi cerca Dio lo trova aiutando i piccoli, i bisognosi, i malati, gli umiliati, i prigionieri e gli immigrati. Da anni il Santo Padre si batte contro la strumentalizzazione dei migranti, fornendo un punto di vista trasversale fondato sull’amore e la condivisione.

Partendo da questa base e dai veri valori cristiani è quindi possibile affrontare in maniera costruttiva i temi dei confini, della sicurezza e dell’economia, intrinsecamente connessi ai fenomeni migratori. Questa visione deve guidarci, aiutandoci a non minimizzare né demonizzare la questione. Cosa possiamo fare, dunque? La soluzione non si può trovare chiudendo gli occhi o alzando i muri, ma cercando un accordo con tutti coloro che globalmente hanno a cuore il destino dei più deboli.

Sì, globalmente, perché come ricorda Papa Francesco chi ha paura di migranti dimentica che la migrazione non è un problema del Medio Oriente, dell’Africa settentrionale, dell’Europa o della Grecia. È un problema di tutti.