L’importanza e l’attualità delle virtù cardinali

Non solo doti positive, ma qualità che innalzano l’uomo e lo fanno brillare. Per capire cosa siano le quattro virtù cardinali e quale sia il loro impatto sull’uomo è sufficiente riprendere in mano Dante e quel Primo Canto del Purgatorio.

Appena uscito dall’Inferno e immobile ai piedi del monte del Purgatorio, il Sommo Poeta torna a guardare il cielo e il suo sguardo viene catturato da “quattro stelle”. Quei quattro astri rappresentano le virtù cardinali, che non a caso si mostrano in un luogo di purificazione e redenzione per tutti quegli uomini che anelano al paradiso.

Nel complesso le virtù cristiane sono sette: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Le prime tre sono le virtù teologali, che rendono l’uomo in armonia con Dio. Le ultime quattro sono le cardinali che, come citato da Papa Francesco in un’udienza del 20 marzo 2024, «non sono prerogative dei cristiani ma appartengono al patrimonio della sapienza antica, in particolare dei filosofi greci». Alle sette virtù si oppongono i sette vizi capitali (superbia, avarizia, ira, invidia, lussuria, gola e accidia).

Per descrivere la prudenza non ci sono parole migliori di quelle pronunciate da Papa Francesco. Egli, ancora nell’udienza del 20 marzo scorso, ha spiegato che la prudenza «non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà. La persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni dalle illusioni». La prudenza è dunque la virtù del saper scegliere con intelletto e buon senso.

La giustizia è la virtù che porta a dare a ciascuno ciò che gli è dovuto, a noi stessi, agli altri e Dio. Nei Libri Sacri, il giusto si distingue per la rettitudine e la condotta verso il prossimo. Esemplificativo è il passo: «Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia» (Levitico 19,15).

La fortezza, invece, non è una virtù per i soli eroi ma è fondamentale in ogni scelta che compiamo nella nostra vita quotidiana. Per descrivere questa virtù si può ricorrere alle parole del Cardinal Ravasi, in un intervento di dicembre 2023 a TV2000. Egli sostiene che sentendo la parola italiana “fortezza” si possa pensare a un fortino, a uno spazio di aggressione e di reazione a un’aggressione. La visione del Cardinale indica che invece «la fortezza non è rappresentata dalla durezza ma dalla costanza». La virtù della forza è dunque quella che ci da costanza e sicurezza nella ricerca del bene, soprattutto nelle difficoltà e nelle contrarietà, aiutandoci a vincere la paura.

Per descrivere la temperanza si possono citare le Parole di Papa Giovanni Paolo II, pronunciate nel corso di un’udienza del 1978. Papa Wojtyla descrive l’uomo temperante come «colui che è padrone di sé stesso; colui nel quale le passioni non prendono il sopravvento sulla ragione, sulla volontà, e anche sul cuore. Comprendiamo pertanto come la virtù della temperanza sia indispensabile perché l’uomo sia pienamente uomo, perché il giovane sia autenticamente giovane. Il triste e avvilente spettacolo di un alcolizzato o di un drogato ci fa capire chiaramente come “essere uomo” significa, prima di ogni altra cosa, rispettare la propria dignità, cioè farsi guidare dalla virtù della temperanza. Dominare sé stessi, le proprie passioni, la sensualità, non significa per nulla diventare insensibili o indifferenti; la temperanza di cui parliamo è una virtù cristiana, che noi impariamo dall’insegnamento e dall’esempio di Gesù, e non dalla cosiddetta morale ‘stoica’».

Dalla notte dei tempi a oggi le quattro virtù cardinali restano attuali per credenti e non, stelle polari che illuminano la strada dell’uomo nel suo cammino verso la salvezza.