23 Dic Libertà e Gratitudine, di Stefano Zamagni
Ha scritto Etienne de le Boétie – autore reso celebre dalla profonda amicizia con Montaigne – nel Discorso sulla servitù volontaria (1577):
“Per ora vorrei solo comprendere come è possibile che tanti uomini, tanti borghi, tante città, tante nazioni sopportino talvolta un tiranno solo, che non ha forze se non quella che essi gli danno, che ha il potere di tiranneggiarli unicamente in quanto essi vogliono sopportarlo, che non potrebbe far loro alcun male se essi non preferissero subirlo invece di contrastarlo. E’ cosa davvero sorprendente vedere migliaia d’uomini asserviti miseramente con il collo sotto il giogo …. E’ il popolo che si fa servo, che si taglia la gola, che, potendo scegliere se essere servo o libero, abbandona la libertà e si sottomette al giogo”.
Eppure i servi sanno bene che i miseri privilegi loro concessi possono essere perduti all’improvviso, con la stessa ferocia con cui sono stati tolti ad altri. Le forme di tirannia e servitù sono molteplici e, spesso, mascherate. Ancor oggi ci sono troppe catene che ci rendono servi.
Perché ciò accade ce lo ha spiegato Dostoevskij nel celebre capitolo “La leggenda del Grande Inquisitore” ne I fratelli Karamazov. Dice l’inquisitore, parlando a Cristo tornato sulla terra e che ha fatto imprigionare: “S’impossessa della libertà degli uomini solo colui che rende tranquille le loro coscienze …. Essi diverranno mansueti, guarderanno a noi e a noi si stringeranno, nella paura, come i pulcini alla chioccia”.
Ecco cosa chiedono in cambio tutti coloro che vogliono assicurarci sicurezza e tranquillità: ci dicono che non è necessario essere uomini, che la libertà di coscienza è alla fine un lusso, che non è più necessario essere buoni, perché ci penseranno loro a darci tranquillità. Aveva dunque ragione Spinoza quando scrisse: “Soli homines liberi erga invicem gratissimi sunt”. (“Solo gli uomini liberi sono veramente grati gli uni verso gli altri”). La gratitudine, infatti, presuppone la libertà. Il servo mai sarà grato. Rinunciare alla libertà significa, allora, rinunciare alla possibilità di essere grati e questo annulla la nostra gioia di vivere.
Stefano Zamagni