L’eco-solidarietà e il rapporto della Chiesa con “Sorella madre terra”

Oggi la terra è al centro di sconvolgimenti ambientali e climatici. La temperatura va alzandosi di anno in anno, i ghiacciai si sciolgono e i mari si riempiono di plastica. Tra incertezze e timori, l’uomo si sta rendendo conto dei pericoli dovuti al cambiamento climatico e negli ultimi decenni sono state messe in atto misure per limitare questo fenomeno, che sembrano tuttavia ancora inadeguate.

Da anni, infatti, si promuovono politiche di tutela dell’ambiente tramite il riciclo di rifiuti, la limitazione delle plastiche e la diminuzione delle emissioni di Co2. Una delle risposte politiche al tema è sicuramente il Green Deal proposto dall’Unione Europea. Con questa iniziativa, Bruxelles è intenta a favorire un’economia circolare e a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Le prime politiche ambientali europee risalgono agli anni ’70, mentre il primo programma d’azione comunitaria per l’ambiente fu lanciato nel 1973. Questo piano iniziale si concentrava sulla riduzione dell’inquinamento delle acque e dell’aria, mirando a limitare gli effetti nocivi dei prodotti agricoli, degli scarti industriali e dei gas dannosi. Nel 1978, la Danimarca fu invece la prima a introdurre una legge che imponeva il riciclaggio del 50% delle confezioni in cartone.

In quegli anni anche la Chiesa cominciò a denunciare le storture dello sviluppo industriale e i suoi effetti negativi sulla natura. Nel novembre 1970, in un discorso in occasione del 25° anniversario della Fao, Papa Paolo VI segnalò «l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità, se questa vuole esser sicura della sua sopravvivenza. I progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo».

Paolo VI ha continuato negli anni a esprimere le sue preoccupazioni per la questione ambientale. Sono particolarmente eloquenti le parole espresse nella lettera apostolica “Octagesima adveniens” del 1971. In queste righe il Papa affermava che l’uomo «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana».

Anche Papa Francesco, nel 2015, ha espresso tutte le sue preoccupazioni per i rischi che corre l’ambiente nell’enciclica “Laudato si’”. In quell’occasione il Pontefice ha invitato a una cura verso il creato «di fronte al deterioramento globale dell’ambiente», toccando specificatamente argomenti come il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’acqua e la perdita della biodiversità.

L’attenzione verso la natura è un interesse universale, sia per gli uomini di fede sia per i non credenti. Rispettare “Sorella madre terra” è infatti un bene tanto per Dio quanto per noi stessi. Per dirla con le parole di Andy Warhol: «Credo che avere la Terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare».