La speranza ha il volto delle donne

Nelle guerre le donne diventano un bottino, un bersaglio da colpire. Stupri, tratta di donne, donne che subiscono ogni sorta di sopruso e violenza quasi fossero loro stesse un campo di battaglia. Così è stato durante il secondo conflitto mondiale, in cui le schiave sessuali nei territori occupati dai giapponesi venivano usate come prede e merce di scambio, così fu per le giovani tedesche stuprate da parte dell’Armata Rossa o per le donne italiane promesse dagli Alleati ai mercenari. Così è ancora oggi nel conflitto che si sta consumando sotto i nostri occhi. Nella lacerante guerra tra Russia e Ucraina infatti, le donne sono costrette non solo a lasciare tutto per mettere in salvo i propri figli, ma vengono anche stuprate e uccise o deportate per essere vendute come oggetti.

Ma le donne sono madri, studentesse, lavoratrici e soldatesse coraggiose: in Ucraina rappresentano il 15% dell’esercito. In migliaia si sono iscritte alle Guardie territoriali per imparare a combattere e difendere il proprio Paese. Lottano, resistono ma ancora troppo spesso muoiono. Da sempre l’universo femminile ha una lunga esperienza non solo di sottomissione, ma soprattutto di lotta e libertà, di faticose conquiste e di spazi di crescita.

In tutto il mondo le donne sono capaci di fare rete tra loro e attivare processi che creano speranza, anche se ancora sono escluse dai processi formali di pace.

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha mostrato ancora una volta il vero volto delle donne fatto di cura, delicatezza, amore e altruismo ma anche di forza, coraggio e determinazione.

Le donne ucraine partoriscono nei bunker dell’ospedale di Mariupol perché i bambini nascono e si ostineranno a farlo in qualunque condizione: la vita continua e non conosce sosta.

“Quanto amore c’è negli occhi delle donne, – ha detto Papa Francesco – che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza”.

Le donne soprattutto hanno fatto proprio il valore della “cura”, quella cura che vuol dire anche inclusione. La filosofa americana Martha Nussbaum ha evidenziato nelle sue pagine (“Giustizia sociale e dignità umana”, editore Il Mulino) come il prendersi cura degli altri aiuti tutti noi a prenderci cura di noi stessi, tornando quindi a dedicarci agli altri con una capacità in più. Le donne da sempre hanno uno sguardo speciale che parte dalla cura dei loro figli per diventare un assunto universale. Così come universali sono i valori di pace, giustizia, libertà e rispetto per tutti, senza differenze di ruoli predefiniti in base al genere. Il lungo percorso delle donne verso la parità e il riscatto da un ruolo di sottomissione e sfruttamento ha forse proprio nel loro sguardo inclusivo la chiave della salvezza. Non solo loro ma di tutti noi.

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