10 Mar La Piazza e il Tempio – Charles Taylor ospite del Cortile dei Gentili
Si è tenuto venerdì 6 marzo, presso il Centro Studi Americani, l’evento organizzato dal Cortile dei Gentili dal titolo “La Piazza e il Tempio”, che ha visto tra gli ospiti l’illustre filosofo canadese Charles Taylor.
Insieme a lui, protagonisti dell’incontro sono stati José Casanova, professore di Sociologia della religione, Alessandro Ferrara, professore di Filosofia politica, Giacomo Marramao, professore di Filosofia teoretica e François Bousquet, storico e antropologo delle religioni.
A fare da moderatore, il Presidente della Fondazione Cortile dei Gentili, Giuliano Amato.
L’evento si è concentrato su due entità, quella della piazza, rappresentante i mercanti e quella del tempio, tipica dei fedeli e su come queste possano coesistere in un quadro di eguale libertà per tutti nel XXI secolo.
Il dibattito è stato seguito anche online, attraverso i profili ufficiali Facebook e Twitter del “Cortile dei Gentili” e tramite la diretta streaming sul nostro sito (www.cortiledeigentili.com).
Chi ha perso l’incontro, può rivederlo sul nostro canale Youtube.
Charles Taylor ha posto particolare attenzione sull’esigenza di trovare un’identità comune, comprendendo ed accettando le diversità e non lasciando spazio per nessuna forma di alienazione ed esclusione. Ha anche sottolineato la tendenza, oggigiorno, a vedere nelle religioni altrui una minaccia e quanto questo sia sbagliato. Il filosofo ha affermato che troveremo una forma di unione solo quando impareremo a prestare attenzione a tutte le particolari esigenze.
D’accordo con lui i professori José Casanova e François Bousquet che hanno parlato di piazze in cui tutti possano sentirsi benvenuti e di templi privi di pratiche di chiusura.
Il professor Ferrara ha discusso di come non debba esserci alcun filtro tra la piazza e il foro pubblico purchè il linguaggio religioso non venga utilizzato per amministrare la cosa pubblica.
A soffermarsi invece sul passaggio dal paradigma del riconoscimento a quello della traduzione è stato il professor Marramao, in quanto sostiene che non si debba sapere solo come le diversità culturali si rappresentano ma anche come intendono l’universale.