Israele – Palestina: il bilancio delle vittime

A circa un mese dall’attacco terroristico di Hamas ai danni dei cittadini israeliani residenti nelle zone di confine, il conteggio delle vittime, in particolar modo di quelle civili, è aumentato vertiginosamente. Più di diecimila morti in poche settimane, un numero altissimo se si considera che solo negli ultimi 15 anni il conflitto tra Israele e Palestina ne ha provocati 14.655.

I dati disponibili a seguito del 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas, non sono ancora del tutto precisi e spesso provengono da fonti di parte, ma in base a quanto comunicato dal Ministero della Salute con sede a Gaza, al 6 novembre 2023 hanno perso la vita circa 10.022 persone, di cui 4.104 di età inferiore ai diciotto anni, bambini e ragazzi che rappresentano il 41% delle vittime totali. 1.400 sono invece le vittime israeliane che si contano a seguito dell’attacco terroristico, tra loro circa 350 erano soldati mentre non sono ancora noti i dati sui miliziani di Hamas colpiti dall’IDF, le forze di difesa israeliane.

È evidente quindi l’enorme divario in termini di perdite civili palestinesi e israeliane, causato principalmente dalla disparità di mezzi e armi delle due fazioni. Le vittime israeliane prima del 7 ottobre erano infatti dovute per lo più ad accoltellamenti, incidenti automobilistici, razzi artigianali lanciati da Gaza nel caso di civili, e scontri con milizie meno equipaggiate e addestrate nel caso di quelle militari. Il giorno dell’attentato il numero di perdite israeliane è invece salito vertiginosamente, rappresentando l’82% di tutte le vittime dal 2008 in poi.

Che a rimetterci maggiormente siano sempre i civili è un dato di fatto, basti pensare al bombardamento di Dresda nel 1945, dove colpiti dalle bombe al fosforo persero la vita in 135 mila o alle morti causate dalle due atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, stimate fra le 150.000 e le 220.000. Anche nel conflitto tra Israele e Palestina il coinvolgimento dei civili rimane uno degli aspetti più dibattuti, specialmente per quanto riguarda gli abitanti della striscia di Gaza, un lembo di terra molto ridotto ma densamente popolato.

Se negli ultimi decenni, il conflitto è tra Israele e Palestina è stato strisciante, sotterraneo, e portato avanti con azioni mirate ed attacchi terroristici, che solo sporadicamente sono sfociati in guerra aperta, ora il paradigma è cambiato. L’attacco di Hamas di ottobre ha dato vita ad un nuovo capitolo del conflitto che va avanti da più di 70 anni, se si considerano le tensioni esistenti ancora prima del 1948, anno in cui è stata decretata la nascita dello Stato di Israele.

Papa Francesco ha espresso le sue preoccupazioni sulla grave situazione umanitaria a Gaza, dove ad oggi sono ancora tantissime le persone ferite o intrappolate sotto le macerie senza contare quelle tenute in ostaggio da Hamas.

«Gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza dove la situazione umanitaria è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono anche tanti bambini: che tornino alle loro famiglie. Pensiamo ai bambini, a tutti i bambini coinvolti in questa guerra come anche in Ucraina e in altri conflitti: così si sta uccidendo il loro futuro». L’ auspicio del Pontefice è che «si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, e che si preghi affinché si abbia la forza di dire basta»