Il valore dell’insegnamento della religione ai giovani studenti

Da circa un secolo la religione cattolica è tra le materie di studio nelle scuole pubbliche italiane, con l’intento di aggiungere il valore del messaggio cristiano nella formazione dei giovani studenti. Da anni però parte dei docenti di tale materia vive uno stato di precarietà, vista l’assenza di concorsi volti a stabilizzarne il ruolo. Ma finalmente, dopo vent’anni, il 2024 vedrà l’apertura di un bando per 6400 posti per insegnanti pubblici di religione. La notizia arriva dopo l’incontro di qualche giorno fa tra il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara e il Cardinale Matteo Zuppi, che in quell’occasione hanno siglato un’intesa che prevede un concorso ordinario per la copertura del 30% dei posti vacanti e l’assegnazione del restante 70%, con una procedura straordinaria, ai docenti con un minimo di 36 mesi di servizio.

Il percorso che ha portato all’introduzione dell’insegnamento della religione tra i banchi di scuola ha una storia lunga, a partire dai due Concordati tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica del 1929 e del 1984. Fu il Ministro dell’Istruzione e filosofo Giovanni Gentile ad includere nella riforma scolastica del 1923 l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari. Mentre furono i Patti Lateranensi del ’29 a rendere obbligatorio lo studio di tale disciplina fino alla fine del liceo. Queste decisioni furono prese durante il ventennio fascista, tuttavia la cooperazione tra Stato e Chiesa è continuata anche durante l’Italia repubblicana. Nel 1984, infatti, Il governo Craxi sentì il bisogno di rinnovare il Concordato con il Vaticano e in questi nuovi accordi si decise di mantenere l’insegnamento della religione fino al liceo, ma si scelse di rendere facoltativa la partecipazione dello studente a queste lezioni. E ancora oggi spetta all’alunno, nel caso sia maggiorenne, o ai suoi genitori, nel caso di bambini, decidere se frequentare o no l’ora di religione.

Lo studio della religione rappresenta ancora oggi un arricchimento per l’individuo, e non solo per motivazioni legate alla fede. È infatti un modo per tenere in contatto i giovani con la tradizione che ha animato personaggi fondamentali per la cultura italiana. Poeti del calibro di Dante, Petrarca e Tasso e artisti come Cimabue, Michelangelo e Bernini, hanno plasmato le loro opere mossi dalla fede cristiana, raccontando temi religiosi. Giovanni Gentile stesso, quando introdusse lo studio della religione cattolica alle elementari, parlava di essa come “coscienza attiva nazionale”, “coscienza dell’avvenire in funzione del passato” e “coscienza storica”.

Risulta dunque importante rimanere in contatto con le radici culturali del nostro paese, soprattutto oggi con le sfide poste da un mondo post-moderno e da una società sempre più multiculturale e multireligiosa. Proprio considerando il contesto nazionale e mondiale che viviamo è sempre valido il messaggio mandato dalla CEI in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2022-23: «crediamo che il valore del dialogo sereno e autentico con tutti debba essere un traguardo importante da raggiungere insieme. Avvalersi, nel proprio percorso scolastico, di uno spazio formativo che faccia leva su questo aspetto è quanto mai prezioso e qualifica in senso educativo la stessa istituzione scolastica».