16 Giu Il valore dell’8×1000
Ogni anno durante la compilazione del 730, siamo chiamati a decidere a chi destinare il nostro 8×1000. Possiamo infatti indirizzare alcune quote Irpef, anziché allo Stato, ad altri soggetti. Nello specifico le scelte da fare sono tre:
- l’8×1000 da devolvere allo Stato o ad un’istituzione religiosa;
- il 5×1000 da donare ad enti di volontariato o di interesse sociale;
- il 2×1000 da assegnare in favore di un partito politico, o dal 2021, anche alle associazioni culturali iscritte presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’8×1000 nasce come modalità di finanziamento della Chiesa in seguito alla Revisione del Concordato Lateranense del 1984. Fino ad allora gli stipendi del clero cattolico venivano pagati attraverso il sistema della “congrua” un assegno mensile garantito dallo Stato ai parroci, rimasto in vigore dall’Unità d’Italia al 1986. Con il nuovo Concordato del 1984 la religione cattolica cessava di essere la religione di Stato per il quale divenne impossibile pagare direttamente gli stipendi del clero: si trovò quindi la soluzione dell’8×1000 con cui in base alle scelte dei contribuenti potevano essere finanziate le attività della Chiesa cattolica e di varie altre istituzioni religiose.
Attualmente il proprio contributo può essere destinato allo Stato, alla Chiesa cattolica o a una delle dodici confessioni religiose aventi un’Intesa con lo Stato, ovvero:
- Chiesa Valdese,
- Chiesa Evangelica Luterana,
- Chiesa Apostolica in Italia (Pentecostali),
- Unione Buddista italiana,
- Unione Cristiana Evangelica Battista,
- Unione delle Chiese Avventiste del 7° giorno,
- Unione delle Comunità ebraiche in Italia,
- Sacra Arcidiocesi Ortodossa,
- Assemblee di Dio in Italia,
- Unione Induista italiana,
- Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG),
- Associazione “Chiesa d’Inghilterra” in Italia.
I dati del Dipartimento delle Finanze mostrano come i redditi 2019 per l’anno 2023 siano stati ripartiti per il 9,16% allo Stato e per il 29,03% alla Chiesa cattolica. Circa 7 italiani su 10 scelgono quindi di destinare la loro parte al Vaticano che ogni anno si impegna ad utilizzarli per tre finalità: per esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana, per il sostentamento dei sacerdoti e per gli interventi caritativi in Italia e nei paesi in via di sviluppo.
Nel 2022 sono state realizzate diverse opere come la Casa della Carità a Seregno, per offrire ospitalità ai più fragili senza fissa dimora, o la mensa delle Parrocchie solidali di Brindisi, per aiutare le persone a rischio di esclusione sociale. Ma anche la Casa Santa Elisabetta, un condominio solidale nel cuore di Verona per donne sole con minori o l’Opera Seme Farm, una filiera etica che nel cuore del Salento promuove i prodotti del territorio generando valore ed occupazione.
Nelle scorse settimane la Presidenza della CEI ha inoltre disposto un primo stanziamento di 1 milione di euro dai fondi dell’8×1000, per far fronte alle necessità della popolazione colpita dall’ondata di maltempo che sta flagellando l’Emilia-Romagna.
Giuseppe Baturi, il segretario della Cei ricorda come l’8×1000 non sia un «finanziamento alla Chiesa cattolica, ma una modalità libera con cui i cittadini decidono chi debba soddisfare i fini indicati dalla legge» e sottolinea inoltre come il nostro sistema non sia un’anomalia, bensì un modello da cui molti ordinamenti di altri paesi europei hanno preso ispirazione. «Bisogna riscoprire i valori fondamentali dell’8×1000: il bene comune, la solidarietà, la partecipazione dei credenti, il sostegno economico delle Chiese nella loro missione. Ma serve informazione, è necessario comprendere il valore che rappresenta per tutti – credenti e non – in termini di solidarietà e democrazia».