29 Set Il nono Concistoro di Papa Francesco
Ventuno nuovi Cardinali saranno eletti da Papa Francesco durante un Concistoro indetto per il 30 settembre 2023. Un rito che dopo il giuramento di fedeltà ed obbedienza al Pontefice e ai suoi successori, prevede che i nuovi Cardinali ricevano la consueta berretta rossa – simbolo della nuova carica – un anello, e l’assegnazione sotto forma di Titolo o di Diaconia di una chiesa di Roma.
Il termine Concistoro, dal latino consistorium, indica una seduta, o un’assemblea che durante il periodo del tardo Impero Romano, consisteva in un consiglio privato dell’imperatore e dei suoi collaboratori più stretti. In seguito l’espressione è diventata d’uso nella terminologia religiosa cristiana per individuare i più alti consigli consultivi, e tutt’ora mantiene questa accezione.
Gli attuali concistori si dividono in ordinari, quando vi partecipano i Cardinali residenti a Roma, e straordinari quando la partecipazione è estesa anche ai non residenti e quello del 30 settembre, che sarà un Concistoro ordinario pubblico, permetterà a ben 21 ecclesiastici di unirsi ai 221 Cardinali già esistenti. Di loro 119 sono elettori ed avendo meno di 80 anni possono prendere parte al Conclave eleggendo un nuovo Pontefice, mentre 102 sono non elettori, ed avendo superato la soglia d’età non possiedono più diritto di voto.
Quarantasette degli attuali Cardinali sono stati nominati da Papa Giovanni Paolo II, sessantaquattro da Papa Benedetto XVI e centodieci da Papa Francesco il quale ha indetto un Concistoro in quasi ogni anno del suo pontificato. Inizialmente i porporati dovevano essere di estrazione sociale nobile o borghese finché Papa Leone XIII decretò che chiunque poteva ambire alla carica a prescindere dalla classe sociale. Fu poi Papa Giovanni XXIII nel 1962, a stabilire che per essere eletti cardinali occorresse prima essere consacrati anche vescovi e quindi aver rivestito cariche inferiori per un periodo di almeno 10 anni.
Pur facendo parte della gerarchia ecclesiastica, la figura del Cardinale non rientra nella struttura teologica della Chiesa cattolica ma è una distinzione onorifica che ha avuto origine a partire dal 1059 quando venne garantito il diritto di eleggere il Papa unicamente al clero di Roma e ai vescovi delle sette chiese suburbicarie, che per la loro importanza vennero poi definiti Cardinali prendendo il nome dal latino cardo, a simboleggiare il cardine, e quindi l’importanza, che essi rappresentavano per il Papa. Ad oggi la maggior parte degli ecclesiastici che vengono nominati porporati provengono dall’Europa, in particolare da Italia e Spagna, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dall’India e dalla Nigeria.
Dopo il Concistoro fissato per il 30 settembre il numero di cardinali salirà a 242. Tra loro 137 elettori che scenderanno a 132 a fine anno, per arrivare al tetto massimo di 120 – stabilito da Paolo VI ma superato più volte dai suoi successori – per la fine del 2024, quando in 13 compiranno 80 anni. I futuri porporati provengono da tutto il mondo, e proprio le loro diverse origini «esprimono l’universalità della Chiesa, che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra». Queste le parole del Santo Padre durante l’annuncio in Piazza San Pietro dello scorso luglio, dove con l’occasione, ha precisato che «L’inserimento dei nuovi Cardinali nella Diocesi di Roma manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo».