Il futuro della demografia

Emergenza demografica. Se ne parla sempre di più in tutto il mondo da quando la crisi della natalità è divenuta una questione globale, interessando non solo i Paesi che concedono poco o nulla ai genitori, ma anche quelli con politiche familiari avanzate. Ma le ragioni che giustificano il calo delle nascite sono molteplici: la mancanza di lavoro, la carenza di nidi, i bassi tassi di occupazione femminile, la disparità di genere, la mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. E come due grandezze inversamente proporzionali, al crescere dei problemi diminuiscono i nuovi nati.

L’inverno demografico “freddo e buio” – come lo ha definito Papa Francesco – che stiamo vivendo non è figlio solo della pandemia. La graduale contrazione della natalità e il costante invecchiamento della popolazione sono entrambi fenomeni innescati da tempo. A fotografare il crollo delle nascite del nostro Paese è stata l’Istat, che durante gli Stati generali della Natalità – tenutisi a Roma lo scorso 14 maggio – ha parlato di un “pesante crollo” negli ultimi 5 anni: si è passati dai 18 nati ogni 1.000 abitanti della seconda metà degli anni ’60, a 10 nella seconda metà degli anni ’80, fino ai 7,3 nel periodo 2016-2020. Nell’anno 2020 sono nati solo 404mila bambini, e per il 2021 si stima ancora meno, tra i 384mila e i 393mila. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, di questo passo, per il 2050 si rischia di scendere sotto la soglia dei 350mila bambini nati all’anno.
Il problema però non riguarda solo l’Italia. In Europa, anche Francia, Germania e Spagna – con decrescite più o meno simili – subiscono il contraccolpo demografico della pandemia e non solo.

Papa Francesco, nel suo intervento di apertura degli Stati Generali della Natalità, nel parlare rivolgendosi soprattutto ai giovani ha mostrato grande preoccupazione per il pesante e costante calo delle nascite affermando: “Si parla spesso di sostenibilità economica, tecnologica e ambientale. Ma occorre parlare anche di sostenibilità generazionale. Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli” e ha aggiunto “la crescita sostenibile passa da qui. La storia lo insegna. Durante le fasi di ricostruzione seguite alle guerre, che nei secoli scorsi hanno devastato l’Europa e il mondo, non c’è stata ripartenza senza un’esplosione di nascite, senza la capacità di infondere fiducia e speranza alle giovani generazioni”.

Fondamentale per il rilancio della natalità in Italia è sicuramente creare condizioni favorevoli affinché le donne non debbano scegliere tra la maternità e il lavoro, e proprio su questo tema il Governo sembra iniziare a muovere i primi passi. Anche perché – come ha affermato Papa Francesco – è triste pensare “alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire?”. D’altronde una società che non accoglie la vita è una società che non ha futuro.

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