I giovani tra scoutismo ed oratorio

Nel corso degli ultimi mesi in varie città d’Italia si è svolto lo Scout Festival, un evento pensato per far conoscere e avvicinare le comunità al mondo dello scoutismo, il movimento fondato dal tenente generale inglese Robert Baden-Powell nel 1907 con lo scopo di «Educare i ragazzi ad apprendere di loro spontanea volontà, ciò che serve per formare una propria personalità».

In particolare nei suoi scritti Baden-Powell schematizza i quattro punti cardine del movimento, ovvero:

  • il carattere: l’obiettivo di far raggiungere ai ragazzi l’autonomia e l’indipendenza e a fargli sviluppare la sensibilità all’osservazione;
  • l’abilità manuale: l’obiettivo di far raggiungere ai ragazzi determinate capacità manuali;
  • la salute fisica: l’obiettivo di incoraggiare i ragazzi a una vita sana e attiva con la cura del proprio corpo;
  • il servizio civico: l’obiettivo di porre i ragazzi al servizio della comunità.

Al momento l’Italia conta tre importanti gruppi scout: l’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), con circa 170.000 iscritti e dall’impronta cattolica, il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) con circa 13.000 soci e dal carattere aconfessionale e la FSE (Federazione dello Scautismo Europeo) di respiro internazionale e che con i suoi 19.000 membri si posiziona seconda in Italia per grandezza.

Lo scautismo rappresenta oggi una realtà estremamente formativa per bambini e ragazzi che possono così ricevere un’educazione esterna alla scuola ed alla famiglia ed allo stesso tempo sperimentare il gioco, la natura, la comunità, ed il lavoro di squadra in un’ottica di divertimento e condivisione. Nello stesso modo in cui ciò avviene in oratorio, una struttura che nasce grazie a Don Bosco desideroso di una casa che potesse accogliere, evangelizzare ed educare i ragazzi negli ambiti più vari, dalla cultura al teatro, dalla musica allo sport e al tempo libero.

In passato la comunità scout poteva sembrare molto simile ad un oratorio tanto che la nascita dell’Associazione Scout Cattolica in Italia ritardò a causa dell’iniziale diffidenza del Papato verso questo fenomeno che sembrava fargli concorrenza, utilizzando spesso le stesse fasce orarie, come la domenica e i giorni festivi. In realtà la vera differenza fra i due fenomeni, cioè fra oratori e scout, è la diversa impostazione della figura dell’educatore che negli scout è rappresentata dal capo scout e dalla sua “comunità di capi”, un gruppo di educatori assistiti da uno o più sacerdoti, mentre nell’oratorio ruota intorno alla figura del sacerdote che può, in qualche caso, avvalersi del supporto marginale di uno o più assistenti laici.

Don Michele Falabretti, il direttore nazionale della Pastorale Giovanile descrive l’oratorio come «Un’unica grande azione in cui tutto si sviluppa e cresce, in cui si impara ad essere bravi cristiani e bravi cittadini. L’oratorio è una realtà in continua evoluzione, che va incontro ai giovani in modo dinamico, energetico, che riesce a costruire i legami tra educatore ed animatore, tra animatore e ragazzo in un “mondo” senza spazio e senza tempo».

Lo scautismo e gli oratori non devono essere per forza intesi come alternative ma piuttosto come compagni di uno stesso percorso. Come due luoghi che insieme danno vita ad un ambiente educativo inclusivo e accogliente, nel quale crescere insieme ed essere attivi nel fare del bene.