20 Mar I dieci comandamenti: parole di Dio sempre attuali
Ancora oggi, dopo millenni, i Dieci Comandamenti sono insegnati ai nostri bambini, al catechismo e spesso anche nelle aule di scuola, ma la loro potente attualità è messa in dubbio da moltissime persone che li dipingono come obsoleti dettami coercitivi che limitano la libertà individuale, senza considerare quel portato di libertà, giustizia e rispetto dell’altro che non è mai stato scalfito dal tempo.
Secondo la tradizione ebraica e cristiana i Dieci Comandamenti sono le leggi di Dio per il suo popolo. Queste parole sono state dettate dal Padre a Mosè e trascritte su tavole di pietra sul monte Sinai. I primi tre Comandamenti riguardano il rapporto tra Dio e l’essere umano (non avrai altro Dio fuori di me, non nominare il nome di Dio invano, ricordati di santificare le feste). Gli altri sette riguardano invece le relazioni tra gli individui e le leggi che dovrebbero regolare qualunque società sana (dall’onorare i genitori, al non rubare, al non uccidere, non mentire e non commettere adulterio).
Nelle società moderne è andato spesso affermandosi un individualismo radicale e, in certi casi, edonista o nichilista. È proprio questo sfrenato individualismo che rappresenta i Comandamenti come un freno alla libertà di ciascuna persona. Una delle voci che ha sollevato critiche contro i dieci Comandamenti è quella dello scrittore Igor Sibaldi, con il libro “Dieci obiezioni ai comandamenti”. Il volume raccoglie una serie di contestazioni alle Leggi dettate da Dio tramite alcuni spunti della cultura russa dell’Ottocento e Novecento. Sibaldi vede i Comandamenti come tabù della religiosità da superare, in quanto confini posti all’individuo.
Tra i pensatori più autorevoli e conosciuti che hanno influenzato le società atee del Novecento si può ricordare Friedrich Nietzsche. Citando il filosofo tedesco, nelle società in cui Dio viene dichiarato morto e in cui la “volontà di potenza” è il valore principale che guida l’azione dell’uomo, si sono si sono generati totalitarismi, guerre mondiali, genocidi e orrori di vario genere. La storia degli ultimi secoli, dunque, dimostra l’attualità dei Dieci Comandamenti per un mondo di pace e rispetto reciproco.
A tal proposito nel 2013 Papa Francesco ha dichiarato: «Quante povertà morali e materiali derivano dal rifiuto di Dio e dal mettere al suo posto tanti idoli! Lasciamoci guidare da queste Dieci Parole che illuminano e orientano chi cerca pace, giustizia e dignità».
I dieci comandamenti sono infatti parole di amore e di giustizia che promuovono il rispetto non solo verso il prossimo, ma anche verso sé stessi. Una delle prove dell’attualità dei Comandamenti viene dall’attività di don Fabio Rosini, responsabile per l’Ufficio vocazioni della diocesi di Roma. Nel 1993 l’allora parroco si impegnò a seguire dei ragazzi del dopo cresima nel loro percorso di fede. Avendo percepito l’assenza di figure genitoriali, Rosini cominciò a organizzare incontri in cui esponeva e spiegava le 10 leggi di Dio, per indirizzare al meglio gli adolescenti verso la via del Signore. Quelle lezioni, rinominate “le 10 parole”, ebbero da subito un gran successo, fino a divenire eventi seguiti di anno in anno. Ad oggi le lezioni di Rosini sono celebri tra i giovani cristiani: si stima che in 30 anni un numero tra i 30.000 e i 40.000 ragazzi abbia seguito queste lezioni sui Comandamenti.
Proprio don Fabio Rosini, in un articolo del 2004 chiamato “Perché annunciare la legge del Sinai oggi?”, ha spiegato: «La vita ha le sue istruzioni per l’uso, ha la sua filigrana di autenticità. Noi, annunciatori, sappiamo (se lo sappiamo) che nella santa volontà del Padre c’è la nostra pace, la nostra certezza, e che esiste un uso buono delle cose. Proprio questo sono i 10 comandamenti: la via della pace, la via della sapienza. Se è vero che bisogna passare dalla Legge alla Grazia, è pur vero che l’uomo che non conosce neanche la Legge è un cieco senza punti di riferimento».