Francesco in ‘cammino’ con i giovani…

“Il carretto passava e quell’uomo gridava: – gelati… -”. Questo non è solo l’incipit de ‘I giardini di Marzo’ di Lucio Battisti, ma anche un’immagine assai familiare del periodo estivo. Periodo di vacanze per gli studenti, e quindi per questo Blog. Periodo di villeggiatura, per chi può.

D’altra parte, già Goldoni – un paio di secoli addietro – aveva messo in guardia i suoi lettori dai ‘rischi’ della villeggiatura: cominciare con le “smanie” ed i suoi “pazzi preparativi”, passare per la “folle condotta” delle sue “avventure”, terminare con le “conseguenze dolorose” del “ritorno”. Non a caso, sostiene Girard, “i veri artisti, ai giorni nostri, avvertono la tragedia dietro all’insipidità della festa trasformata in vacanze a vita, dietro alle promesse piattamente utopistiche di un ‘mondo degli svaghi’. Più le vacanze sono insulse, fiacche, volgari, più si indovinano in esse lo spaventoso e il mostruoso che affiorano. Il tema delle vacanze che cominciano a prendere una brutta piega, spontaneamente riscoperto, ma già altrove trattato in forme diverse, domina l’opera cinematografica di un Fellini” (La violenza e il sacro).

Sì, a forza di ‘di-vertimento’ si può girare a vuoto. E – come canta Inoki – ‘perdersi’. Ma proprio su questo aspetto ha posto l’attenzione il vescovo di Roma nel discorso tenuto ai giovani di Abruzzo e Molise sul piazzale del santuario di Castelpetroso: “uno può muoversi e non essere uno che cammina, ma un ‘errante’, che gira, gira, gira per la vita … Oggi scelgo questo, domani scelgo quell’altro … come va il vento vado io; o quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, incomincio un’altra strada … E così si fa questo ‘girare’ la vita, proprio del labirinto. Ma il cammino non è il labirinto!” (Incontro con i giovani, 5/7). Anche perché le vittime del più famoso labirinto della storia antica furono proprio dei giovani, immolati sull’altare dell’idolo di turno: “per questo l’idolatria è sempre […] movimento senza meta da un signore all’altro … L’idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri, che non conducono a una meta certa e configurano piuttosto un labirinto”, una strada “che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione” (Lumen fidei, 13; 3).

Ciò non vuol dire che i giovani debbano stare fermi. E’ impossibile, e Francesco lo sa: “un giovane non può stare fermo!”. Anzi, più volte li ha invitati a fare “ilo” (‘chiasso’, ‘casino’), mentre nell’incontro dei primi di Luglio li ha esortati ed incoraggiati a dare un senso – “nella sua duplice accezione di ‘direzione’ e di ‘significato’” (E. Bianchi) – al loro viaggiare: “Quando voi vi trovate a girare in un labirinto, che prendo di qua, prendo di qua, prendo di qua … fermatevi! Cercate il filo per uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando … la vita non è fatta per ‘girarla’, è fatta per ‘camminarla’, e questa è la vostra sfida!” (Incontro con i giovani, 5/7). E se questo filo dovesse essere Dio, “ecco il paradosso: nel continuo volgersi verso il Signore, l’uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli” (Lumen fidei, 13).

Non era il primo intervento significativo del vescovo di Roma dedicato ai giovani; e non sarà l’ultimo. Ripercorriamo insieme allora, nei commenti sottostanti, le riflessioni di Francesco che in questo primo anno (e mezzo…) di ministero dell’unità hanno lasciato il segno nei giovani credenti e non …

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