Chiesa e nuovi strumenti di comunicazione: un moderno sodalizio

La diffusione della Parola di Dio è un fatto di comunicazione. E nel mondo di oggi la comunicazione passa necessariamente dai social e da un approccio tecnologico. Lo ha capito bene la Chiesa e in particolare lo ha compreso e ne ha fatto tesoro Papa Francesco, artefice di un cambiamento che si potrebbe definire epocale. Se la Chiesa da tempo ha mostrato interesse verso questi mezzi di comunicazione, con Papa Francesco l’interesse si è trasformato in un sodalizio ricco e fruttuoso. L’approccio progressista del Pontefice, manifestato in diverse occasioni, ha determinato anche l’approdo della Chiesa al mondo dei social network, da Twitter a Facebook a Instagram, con gli account ufficiali seguiti da migliaia di fedeli in tutto il mondo.

Sui canali social Papa Francesco condivide pensieri e spunti di riflessione, passi della Bibbia e del Vangelo, le iniziative della Chiesa nel mondo o le opere di carità. Sono un terreno vivo e vicino alla gente e, come ha osservato il Concilio Vaticano II, «contribuiscono efficacemente a sollevare e ad arricchire gli animi, nonché ad estendere e consolidare il Regno di Dio». E ha aggiunto: «Benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Cristo, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio».

Per divulgare la parola di Dio e avvicinare alla fede un sempre maggior numero di fedeli sono state create diverse app. Come per esempio CEI, creata da SEED Edizioni Informatiche, che contiene vari passi della Bibbia, Salmi e preghiere da recitare nei diversi momenti della giornata, sostituendosi così in qualche modo al classico breviario cartaceo. Oppure Sindr, una app di stampo cattolico, creata dall’Arcivescovo di St. Andrews a Edimburgo, Leo Cushley, che spinto dalle parole di Papa Francesco ha voluto usare la creatività e l’inventiva per consentire di localizzare le Chiese vicine all’utente dove potere seguire la Santa Messa o confessarsi. Asoriba invece è una app creata da quattro ragazzi del Ghana e permette ai fedeli di essere aggiornati in tempo reale sugli appuntamenti del Pastore o permette di scambiarsi informazioni con gli altri fedeli. L’app ha riscosso un enorme successo in Africa sia per l’elevato numero di Chiese e confraternite presenti sul territorio, sia per il forte impatto che ha la religione cattolica nel Continente.

La veste social della Chiesa è quindi ormai una realtà. Ci sono però dei limiti su cui ci aveva messo in guardia Papa Francesco in due occasioni già qualche anno fa. La prima nel discorso consegnato a professori e studenti di Roma Tre nel 2017 in cui aveva scritto: «occorre interrogarsi su ciò che in Rete e sui social è buono, facendo riferimento ai valori propri di una visione dell’uomo e del mondo, una visione della persona in tutte le sue dimensioni, soprattutto quella trascendente» e l’altra nel 2014, in occasione della Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali: «Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. […] L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino». E ancora: «Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica».

 

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