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Becchetti: sogno un’Italia (I have a dream…)

Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e membro della Consulta Scientifica del “Cortile dei Gentili”, ci racconta come sogna e spera l’Italia del futuro, fatta di un’economia sostenibile, di una politica condivisibile e, soprattutto, di cittadini consapevoli e partecipi. L’articolo è stato pubblicato sul blog “La felicità sostenibile” di Repubblica.it.

Sogno un’Italia i cui cittadini non buttino dalla finestra 100 miliardi in gioco d’azzardo. Un Italia che capisca che la fortuna di una vita non è sperare di vincere al gioco ma costruire con pazienza, passione e fatica, giorno dopo giorno, le proprie competenze. Il piano Juncker con 47,5 miliardi freschi di garanzie ha attivato più di 600 miliardi di investimenti nell’UE. Quanto potrebbe fare per il nostro paese un fondo di garanzia costituito da quei 100 miliardi ?

Sogno un’Italia dove non ci sia più della metà della popolazione o quasi che non va a votare usando il falso alibi che “tanto sono tutti uguali” per poi prendersela con la classe politica che non ha scelto

Sogno un’Italia che non cerchi sempre un alibi alle proprie sconfitte dando la colpa al VAR, all’arbitro, alla Commissione Europea, ai Borboni, alla spedizione dei Mille. Che si domandi perché mai, nonostante le critiche al “maestro europeo” siamo gli ultimi della classe e tutti gli altri alunni con lo stesso maestro, Nord o Sud Europa, fanno meglio di noi

Sogno un’Italia in cui non valga il motto di Kennedy alla rovescia. Kennedy diceva che gli americani non devono chiedersi cosa possono fare gli Stati Uniti per loro, ma cosa possono fare loro per gli Stati Uniti. In Italia troppe volte sembra che una quota non piccola di italiani si domandi cosa può fare per estrarre risorse dallo stato e dal paese. Non a caso viviamo un grande paradosso. Ad una delle più grandi ricchezze private aggregate (anche in rapporto al reddito) si contrappone uno dei maggiori rapporti debito pubblico/PIL. Paradosso a cui decenni di pratiche di evasione ed elusione fiscale hanno contribuito probabilmente in modo decisivo

Sogno un’Italia dove la classe politica piuttosto che cedere al cicaleccio della cronaca aggredisca i mali strutturali del paese (burocrazia asfissiante, lentezza della giustizia civile, limiti delle infrastrutture fisiche e digitali, piaga della criminalità organizzata)

Sogno un’Italia dove fare politica non sia un martirio che ti precipita immediatamente in una centrifuga che assorbe e distrugge gran parte delle energie in polemiche spesso inutili che si consumano nel moderno mondo della comunicazione

Sogno un’Italia dove gli Italiani superino la loro pigrizia e difetto atavico di passività politica fatta unicamente dalla ricerca di un leader, che poi si divertono sadicamente ad impallinare. Un’Italia a più alto capitale sociale che capisca che il successo sociale, economico e politico dei territori nasce solo dal contributo che cittadinanza attiva e imprese responsabili danno alla buona amministrazione favorendo il funzionamento virtuoso dei meccanismi di mercato.

Sogno un’Italia che da domani finalmente si svegli, si rimbocchi le maniche e capisca che è l’accumulo delle nostre leggerezze e responsabilità che ha prodotto i non felici dati economici e sociali di oggi. E che finalmente si metta al lavoro a testa bassa per migliorare l’Italia e gli italiani