Sulla Sorveglianza Governativa

PARTE 1

I ‘15 minuti di fama’ di Andy Warhol non sembrano più essere ciò che la gente desidera, eppure potrebbe comunque essere una buona predizione. Se negli anni 70, il fascino di John Travolta e la personalità da rockstar spavalda di Mick Jagger stuzzicavano i sogni di gloria e popolarità delle persone, cinquant’anni più tardi queste ambizioni sono state completamente ribaltate, o perlomeno, mal interpretate. La società contemporanea offre infatti un diverso, misero e ignobile concetto di fama. Si diventa “noti” non per qualche particolare dote artistica o fisica, ma per il semplice fatto che, al giorno d’oggi, i governi nazionali spiano indistintamente ogni singolo cittadino. Ne consegue che ogni individuo appare nudo di fronte agli occhi onniscienti e onnipresenti di quello che George Orwell avrebbe definito come The Big Brother. Ed è esattamente a causa di questa nudità, di questa assenza di un necessario velo di Maya, che ogni individuo risulta “popolare” per il proprio governo. Popolarità che, come si può immaginare, non è esattamente quella sperata e talvolta non è nemmeno necessariamente gradita. Per questo motivo, se Andy Warhol avesse visto la luce settant’anni più tardi, probabilmente non avrebbe mai pronunciato quella frase divenuta così celebre. O forse l’avrebbe fatto, ma in maniera diversa, sostenendo per esempio che “in the future, everybody, will desire 15 minutes of privacy”.

Il desiderio di ritrovare uno spazio di segretezza che sembra ormai sempre più in pericolo è il risultato di un più o meno ventennale programma di sorveglianza di massa che minaccia quella che nella Costituzione americana era chiamata “libertà” e che durante la ‘Internet Revolution’ è stata definita “privacy”. L’attenzione che merita questo programma è particolarmente urgente perché ci obbliga a riflettere sul rapporto tra Stato e cittadino, ad interrogarci sulle libertà individuali e i diritti fondamentali, e a condurre una disamina sui processi democratici delle attuali società liberali. Inoltre, è un argomento ancor più cruciale soprattutto in un momento storico come il nostro, dove l’espansione tentacolare della tecnologia rischia di prendere il sopravvento sulla stupenda imperfezione e contraddittorietà dell’uomo. Infine, questo è un soggetto che coinvolge ciascun individuo senza nessuna distinzione. Esso interessa infatti la natura più intima e profonda di ogni persona, la quale preferisce molto spesso restare celata negli abissi dell’animo piuttosto che venire a galla a causa di un’intrusione indesiderata.

È grazie all’ex funzionario della Central Intelligence Agency e della National Security Agency, Edward Snowden, che il tema specifico della sorveglianza di massa ha completamente ipnotizzato l’opinione pubblica internazionale. L’attivista, nel Giugno 2013, diffuse documenti altamente segretati riguardo svariati programmi di sorveglianza di massa dell’Intelligence Community americana tra cui PRISM e il modello dei sei imperativi dell’NSA, di cui si parlerà nella seconda parte di questo articolo.

Tommaso Butò